3a tappa : Dall'Etosha park al Damaraland > Doro Nawas e dintorni


Ci allontaniamo dall’Etosha Village dopo una rapida colazione. Salutiamo da lontano l’ultima giraffa e facciamo l’ormai consueto rabocco di gasolio prima di “fare strada” e perderci nel deserto del Damaraland per due notti al Doro Nawas Wildness Safari.


In tutto, circa 4 orette e mezza di strada la cui maggior parte sarà sterrata. 


I cartelli indicano dei limiti di 100 km/h sullo sterrato… pare che si sentano meno le vibrazioni dovute al terreno, ma bisogna tenere gli occhi molto aperti. Sassi, sporgenze ed avvallamenti improvvisi rischiano di compromettere in un attimo il vostro viaggio… fortunatamente fino a qui, a parte qualche sobbalzo qua e là, tutto é andato per il verso giusto.



Ma almeno non si rischia di addormentarsi nei lunghi e quasi interminabili rettilinei la cui monotonia è interrotta dal polverone alzato dalle poche auto che incrociamo. 

Ed a livello di polverone, anche noi non scherziamo. 



A parte una breve pausa fotografica sul percorso, facciamo un’altra “pausa gasolio” a Khorixas. La stazione di servizio ed il supermarket annesso pullula di venditori di souvenir che ci assalgono non appena scesi dalla macchina.



Riusciamo a tenerli a bada anche perché sarebbe impossibile accontentarli tutti. Loro ci tentano in tutti i modi ma manteniamo la nostra strategia che è quella di acquistare qualcosa da mangiare per offrirla poi ai bambini ed alle donne del villaggio Himba che troveremo poco lontano.


Per intenderci, quando si va in un villaggio Himba sembra di essere catapultati nell’Africa profonda… in realtà è una sorta di business autoctono organizzato. 


Il villaggio (di si e no 50 metri di raggio) e quanto di più povero possa esistere. Donne Himba unte di terra rossa e burro intente a fare i loro mestieri o a cucinare con mezzi di fortuna, caprette e bambini scalzi e svestiti che fanno ciao per strapparti una foto. 




Abbiamo imparato qualcosa su loro modo di vita anche se all’inizio sembrava di entrare nel recinto di uno zoo accompagnati dal “domatore”, cioè un ragazzo di appena 24 anni che faceva da guida per 15€ a cranio, foto a gogo comprese.





Tranquilli, alla fine tra souvenirs fabbricati a mano dalle donne Himba, biscotti ed altro offerti ai bambini ce la siamo cavata con 70€ di obolo di contribuzione alla sopravvivenza della tribù.

Ma almeno non abbiamo avuto l’impressione di dare l’elemosina ai passanti.



Abbiamo scoperto che le donne Himba non si lavano mai con l’acqua ma, in qualche sorta, si “affumicano” dalle ascelle e tutto il resto fino ai capelli che sono “stuccati” con un “conglomerato“ di burro e terra rossa. Impensabile.



Anche questo fa parte dell’usanza e della cultura locale di cui bisogna cercare di impregnarsi. Partiamo con l’idea che, forse, alla fin fine, loro vivono felici e senza pensieri essendo rimasti allo stato quasi primitivo. Ma che magari anche loro, alle 19, chiudono bottega e fanno una vita “normale”… no, scherzo, dai… !


Chiusa parentesi. Non ci resta che arrivare al prossimo Lodge che sarà sperduto nel nulla da qualche parte ancora da trovare nel bel mezzo del deserto del Damaraland.



E finalmente ci siamo. Quando lo sterrato diventa pietraia, ecco che troviamo un’accoglienza calorosissima con tanto di corale di benvenuto fatta da tutto il personale che si farà in quattro per soddisfarci in tutto e per tutto. 


Il Wilderness Doro Nawas, un eco-lodge di una quindicina di alloggi di cui faccio prima a mettere due foto (dal cellulare) che a spiegare il concetto. 





Tramonto da cartolina, cena sotto la luna piena con dell’ottima carne al fuoco, dessert ed altro coro di benvenuto. Atmosfera indescrivibile.



Un po’ di wi-fi, lento ma efficace, per non perdere il filo col mondo e poi tutti a nanna in un silenzio assoluto. 


Domani ci aspetta una giornata bella carica con due lunghe escursioni che fanno parte del pacchetto All Inclusive delle due notti di pernottamento.

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I colori mattutini del Damraland ci aspettano per colazione insieme alla nostra guida, il simpaticissimo Geraldo, che ci scarrozzerà nella sua jeep per tutta la giornata. Avremo solo il tempo di respirare per la pausa pranzo.


Il programma mattinale è abbastanza carico e condivideremo i posti in fuoristrada con una coppia di pensionati olandesi. Riusciamo a comunicare quanto basta per passare una buona mattinata che comincia con un corso accelerato sulla botanica locale. Sicuramente stasera andremo a letto meno ignoranti ed in più avremo praticato un po' d'inglese, il che non guasta. 


Dopo la botanica, si passa all'archeologia con la visita del sito di Twyflefontain ed i suoi "graffiti" rupestri che ne fanno un monumento nazionale.





Dopo l'ora d'archeologia, passiamo alla cultura popolare e l'incontro ravvicinato con la rappresentanza del popolo Damara e le loro usanze. 
In realtà si tratta di una sorta di museo vivente con diverse messe in scena di azioni della vita quotidiana. Ingresso compreso nella quota All Inclusive del Lodge ma acquisto souvenir artigianali fortemente consigliato. Altra buona azione quotidiana a sostegno delle tradizioni locali.





Ultima tappa mattinale, sotto un sole che comincia a scaldare bene, ma ancora sopportabile grazie al clima secco che ci circonda, il sito di Organ Pipes, meno folkloristico dei Damara ma impressionante dall'alto dei suoi 150 milioni di anni dalla sua formazione.






Si torna appagati per il pranzo ed per una piccola siesta tranquilla di appena 30 minuti. Il tempo di chiudere gli occhi e si riparte per un'altra escursione nel deserto. 
Siamo soli con la nostra guida. In programma incontro ravvicinato con gli elefanti del deserto, scalata di dune ed aperitivo "selvaggio" al tramonto.

Il tutto veramente indimenticabile, anche perché non avendo intrusi e grazie alla disponibilità della nostra guida, abbiamo potuto gestire il nostro tempo e goderci quest'angolo di paradiso e far compagnia a questi splendidi animali.





Il paesaggio cambia continuamente e il sentiero sabbioso ci porta a ridosso di una duna immacolata. La tentazione di scalarla e di goderci il panorama dalla cima è troppo forte. 

La pendenza si avvicina a quella del "natural declivio", quasi 45°, quindi per ogni 3 passi in su se ne fanno 2 in giù... ci sono cose che vanno meritate ma una volta in cima, nonostante il vento che ci sputa in faccia la sabbia, l'emozione è palpabile. 
Un'altra storia, un'altra sorpresa che questa Namibia ci offre e che fino ad ora non ci mai delusi.








Dopo una discesa libera affondando nella sabbia fino a riempirsi le scarpe, si fa l'ora del tramonto. Geraldo posteggia la sua jeep ed in 3 minuti ci prepara un aperitivo all'aperto nella pace più assoluta. Proprio un bel Happy Hour per chiudere una giornata da favola.

Questo è uno di quei rari posti dove sai già che ritornerai... anzi che ti porterai per sempre nel cuore.




Ed è già ora di cena, ovviamente dopo esserci scollati da dosso tutta la sabbia accumulata nel pomeriggio. Contentissimi andiamo a dormire in questa notte freschina... 15°... ma col cuore caldo.

Domani altri 350 km di pista fino alla costa atlantica. Altri panorami da scoprire e che non ci lasceranno indifferenti. Sicuro !




Commenti

Paula Mendes Wuerfel ha detto…
Tu as resumé en quelques mots le sens même du continent Africain, il restera à vie dans ton coeur.
Encore une fois, il faut le vivre pour le comprendre.
Vous l'avez compris.
Que dire d'autre.
Tant de beauté dans tes portraits que j'ai eu la larme à l'oeil.
Ça m'a ramené à mon enfance au milieu des tribues Africaines lorsque mon père m'amenait avec lui en campagne de vaccinations prophylactiques. Plein de souvenirs dans les yeux et le coeur.
Merci 😘

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