5a tappa : Dalla costa oceanica alle dune di Sossusvlei > Sesriem e Sossusvlei

La nebbia mattutina sembra essere di moda a Swakopmund che ci onora con una temperatura ben autunnale. Ed invece qui siamo quasi nella primavera australe. 

Dalla prossima meta ci separano "solo" 350 km e la poca speranza di trovare strade asfaltate. Ormai ci siamo abituati a guidare a 80, ma anche 100 km/h, sullo sterrato sconnesso, evitando sassi ed avvallamenti vari. La macchina a volte scoda ai cambi di direzione e bisogna correggere controsterzando leggermente. 

Non è concesso distrarsi e fare anche attenzione a non stare troppo vicini alle rare auto che potrebbero precederti.
Si rischia di prendersi qualche sasso sul parabrezza. Ma la cosa peggiore è che nel polverone, generato dall'auto davanti, non si vede per niente dove mettere le ruote.

Comunque, visti i 12 gradi che perdurano, mettiamo una croce sulla sosta a Walwis Bay, visto e considerato che ci siamo passati ieri e che non c'erano altre cose da fare degne di nota.

Prima di entrare nel vivo della giornata, sento il dovere di aggiungere una piccola nota di redazione, ovvero :

A causa di un piccolo problema tecnico che ci portiamo dietro dal primo giorno, ci fermiamo alla sede centrale della nostra agenzia di noleggio auto appena fuori Swakopmund.

Scopriamo così che si tratta di una piccola impresa familiare, e veniamo direttamente accolti dai proprietari che ci invitano anche a casa loro per un caffè. 
La cosa in sé non è interessante ai fini del racconto di viaggio, se non fosse per la simpatia e la cortesia ricevuta. Il problema è stato risolto in 3 minuti ma abbiamo familiarizzato e siamo rimasti a chiacchierare più di un'ora nel loro salotto. Non ci era mai capitato altrove... la cosa ci ha lasciato il segno e messo di ottimo umore per affrontare le 4 ore e 30 di pietraia.

Si riparte.
La strada attraversa il deserto del Namib e dopo qualche zig-zag, complice il Kuiseb Pass e con l'attraversamento del tropico del Capricorno, ci porta a Solitaire per una sosta gasolio direi quasi obbligatoria. 
Il sole ed il caldo hanno già trasformato (come al solito) il blu del cielo in un grigio-beige che nessun filtro fotografico riesce a trasformare in qualcosa di potabile.




Solitaire non è "altro" che un'area di servizio (con un piccolo lodge) che non ha perso nulla del suo charme "vintage" con un'aria da Road 66. Ma con un optional supplementare, quello della McGregory Bakery che vi fa la migliore Apple Pie nel giro di 6'000 km. Ed a richiesta ve la serve con una badilata di panna ed un secchio di cappuccino. Quest'ultimo non è obbligatorio ma con un bel cucchiaino di zucchero diventa bevibile.





Il più è fatto, mancano solo un'ottantina di km per raggiungere il nostro lodge, il Sossusvlei Lodge a Sesriem, il più confortevole che ho trovato nelle immediate vicinanze del parco di Sossusvlei.


L'ingresso, infatti, è ad appena 500 m dal lodge, quindi molto pratico per entrare all'apertura (7:15) onde evitare di trovarsi a scalare le dune sotto il sole rovente.

Quindi, la scalata di Big Daddy, ovvero la duna più alta di questa parte accessibile di deserto, la mettiamo in programma per domani mattina. 
Sono le 4 del pomeriggio e ci sono ancora 35° fortunatamente belli secchi.

Per le due notti qui ho avuto la fortuna di approfittare dell'unica suite con "piscinetta idromassaggio" privata. 
L'aperitivo in ammollo, con vista imperdibile su qualche orice che "pascolava" indisturbato all'orizzonte e con il silenzio interrotto solamente dal canto di qualche pennuto locale, ci rimette subito in forma per la cena all'aperto dopo un bel tramonto.




Siamo talmente lontani da qualsiasi forma di inquinamento visivo/luminoso che alle 9 di sera la Via Lattea è cosi luminosa da poterla fotografare con l'iPhone. E le stelle sembrano luci a led... 


Ciò nonostante, dopo aver preparato tutto l'occorrente per la passeggiata tra le dune di domani, alle 10 di sera siamo già belli e cotti.

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Pronti per l'ultima (purtroppo) vera avventura namibiana. Sveglia alle 6 in punto, colazione tranquilla, sensore della reflex pulito d'urgenza per togliere dalla vista un granello di sabbia grosso come una casa, scorta abbondante d'acqua, cappello a falde e crema solare che non useremo visto che un pò di colore l'abbiamo già preso. E poi non sopporterei a lungo la sabbia che si incolla sulla pelle unta di crema.

Alle 7 siamo già la 13a auto in coda davanti al cancello. Un addetto ai controlli chiede le generalità ed prende il numero di targa. 
Si paga all'uscita, circa 10€ a cranio, a condizione di sopravvivere agli oltre 300 m di dislivello della più alta duna. 


In realtà se ne trovano anche di più basse, però il panorama non sarà lo stesso (come la Duna 45, che si trova la km 45, ed altre che ammiriamo passando)



Mentre siamo in coda, incontriamo due simpatiche ragazze che avevamo già incrociato in due tappe precedenti. Questa volta, però, cominciamo a scambiare qualche parola con loro e scopriamo che abitano dalle nostre parti... quindi facciamo combriccola e decidiamo di fare strada insieme.

Strada, si... Prima di parcheggiare all'inizio del sentiero che porta alla duna di Big Daddy, ci sono 60 km di ASFALTO liscio come un biliardo e poi 4 km scarsi di sabbia pura dove per la prima volta benedico il fatto di avere un 4x4.
Neanche il bisogno di sgonfiare le ruote come hanno fatto in molti. La strada è pianeggiante e basta non aver paura di spingere sul gas.


Senza un buon 4x4 a disposizione l'unica soluzione sarebbe stata la navetta... ma vuoi mettere il divertimento ? 

Soddisfatti della nostra mini "Parigi-Dakar" (qualche km in più non mi sarebbe dispiaciuto), Ci incamminiamo, in compagnia delle nuove conoscenze, verso l'enorme montagna di sabbia che ci aspetta. 

Grazie ai consigli ricevuti da una collega che aveva fatto l'esperienza qualche mese fa con una guida locale (non c'è bisogno di guida, ma se preferite...), troviamo subito il percorso meno lungo e sconosciuto a molti. 


Senza saperlo, avremmo scalato inutilmente una duna di circa 100 m di dislivello per poi scendere quasi a 30 e risalire in seguito. 
Partendo sul lato sinistro, percorriamo circa 600 m in piano sul "duro" ed affrontiamo la salita al momento giusto. 

Tranquilli, sono solo 300 m di dislivello ma la sabbia inganna. Alla fine, senza suicidarsi, ci mettiamo un pò meno di 1 ora e mezza, pause foto, incontro con un piccolo serpente ed idratazione compresa. In cima, alle 9h30 circa, saremo una quarantina di temerari completamente appagati e soddisfatti.




La vista dall'alto è veramente spettacolare. La discesa sul versante opposto, su una pendenza di 45° di sabbia già bella e calda, dura più o meno 5 minuti. Ed è stato come tornare bambini correndo in discesa nella sabbia che emette un rumore sordo ad ogni passo.


Si atterra su Deadvlei, dove in un tempo remoto regnava una folta vegetazione di cui oggi rimangono a testimoniare dei tronchi secolari, piantati solidamente nell'argilla e ben conservati dal clima secco e arido. 




Il bianco dell'argilla riflette ancora di più il calore degli ormai 36° buoni (all'alba eravamo a 18°) ma l'aria è talmente secca che il tutto pare sopportabile. 
Dico pare, perché senza una buona scorta d'acqua da usare prima, durante, ma anche dopo, avremmo visto i draghi e gli unicorni.

Mi prendo il lusso di rifare un altro giretto fotografico mentre il parking comincia a svuotarsi... la seconda più alta duna, la Big Mama, la guardiamo solo da lontano... non vorremmo rimanere per ultimi a percorrere i 4 km di sabbia ormai completamente scavata dai ripetuti passaggi di chi ci ha preceduto. 


Cosi, dopo aver verificato che la trazione del nostro Toyota 4x4 sia sempre ben inserita, diamo gas come se non ci fosse un domani e ritroviamo (questa volta a malincuore, per me...) i 60 km d'asfalto da fare fino al Gate d'uscita. 

Dopo esserci sbarazzati di tutta la sabbia accumulata ovunque durante la discesa, ci resta una buona parte di giornata per il meritato "far niente" ed apprezziamo ancora di più la fortuna di avere una piscina idromassaggio tutta per noi. Ed un silenzio intorno che quasi disturba... 

Ci resta l'ultima cena in questo splendido lodge, l'ultimo tramonto di Sesriem e poi, purtroppo, si dovrà pensare a chiudere le valigie. 


Ci separano 4 ore di duro sterrato, forse uno di quelli nelle peggiori condizioni ma anche uno dei più straordinari in quanto prevede l'attraversamento di un colle che dovrebbe offrirci una vista unica.

Ci resta ancora una notte da spendere in Namibia. Per evitare corse inutili all'ultimo momento e per avere il tempo di "respirare" un pò facendo la giusta transizione tra i paesaggi magici e il desktop dell'ufficio, ci fermeremo a Windhoek, che non abbiamo visitato all'arrivo.

Ma per il momento ci godiamo ancora la magia unica del cielo stellato di cui, poveri cittadini quali siamo, avevamo dimenticato l'esistenza.

Dopo oltre 3'000 foto, le mie due fedelissime reflex possono smettere di mangiare polvere e prepararsi a tornare nelle loro custodie. 

Non credo che Windhoek abbia tanto da offrire da un punto di vista fotografico ma, fatto sta, non ne ho neanche voglia.

Vedremo domani cosa succede. 

Buona notte stellata.

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