2a Tappa : Da Omaruru verso l'Etosha Park > Onguma e Okaukuejo

Oggi non importa essere gazzella o leone… ci tocca alzarci presto e fare strada verso nord.

Quattro notti da passare nella zona dell’Etosha National Park, in due posti diversi.
Ma prima dobbiamo percorrere 450 km nel quasi nulla che ci separa dal nostro lodge situato appena fuori dal parco ma dentro una riserva privata esclusiva.

Da adesso in poi vige la regola “del pieno di gasolio ad ogni pompa di benzina che si incontra”. Uno, perché non ci sono tante stazioni di servizio, e due, perché si rischia di trovare la stazione di servizio a secco di carburante.
Sulla carta, avremmo una “città” da attraversare e dove trovare di cui rifornirci in gasolio ed anche di altra roba. La realtà, però, è diversa.

Quando ci eravamo fermati al grande centro commerciale della capitale Windhoek, avevamo trovato un’atmosfera “quasi normale”…  Qui l’impatto è diverso. A Otjiwarongo (non chiedetemi come si pronuncia) facciamo solo una brevissima sosta al centro commerciale, senza neanche abbandonare l’auto (anche perché è piena di bagagli e tutto quanto), e ripartiamo senza comprare nulla. 
Qui ci sono bambini che si improvvisano posteggiatori, con tanto di gilet catarifrangente, a cui dare qualche soldo di mancia ed altri che ti supplicano per avere qualcosa da mangiare.

Questa è la realtà alla quale bisognerà abituarsi, soprattutto quando si è “bianchi” e con una grossa auto a noleggio. Lasciamo 20 N$, ovvero poco più di un euro, al piccoletto di turno e cerchiamo una stazione di servizio, appena fuori dal centro abitato..

Ne troviamo una che non ha nulla da invidiare alle nostre aree di servizio, anzi… Pulitissima (bagni compresi), ben rifornita, con personale di tutte le età in perfetta uniforme (saranno stati 7 per 6 pompe di benzina) che non ti lascia partire senza averti pulito il parabrezza ed a cui, di norma, bisogna lasciare i soliti 20 N$ di mancia.

Abbiamo anche il tempo per un gelato e per due T-Shirt, comprate più per la tenerezza e la cortesia ricevute che per un reale bisogno. Due mondi diversi ad un km di distanza.

Ma uno dei mondi per cui siamo venuti qui dista ancora quei 300 km che si trovano nascosti dietro a degli interminabili rettilinei, per ora ancora asfaltati, che tagliano in due il nulla.


Francamente, pensavo poter scorgere qualche animale, invece ci sono solo poveri cristi scalzi, sparsi qua e là che sperano in qualche anima pia che gli dia un po’ da mangiare. 
I nostri due primi pacchi di biscotti (quelli che facevano parte della nostra scorta di sopravvivenza) sono stati ricambiati da un bel sorriso locale che non mi è sembrato per nulla corretto fotografare per lasciare la giusta dignità umana.

Dopo un altro rabbocco di appena 15 litri carburante, ci si aprono le porte dell’Ognuma The Fort. La riserva è talmente grande che dal cancello d’ingresso alla reception percorriamo circa 5 km di sterrato che già sa di natura africana. 

Nel frattempo, il personale si prepara ad darci un’accoglienza curata nei minimi particolari. Ho dovuto prenotare 5 mesi fa per aver la fortuna di trovare una camera disponibile. L’ultima rimasta, ovviamente era una della più care (mezza pensione inclusa) e di cui avrò sicuramente nostalgia. Fortunatamente, per tutto il resto c’è Mastercard. 


E poi la vista sul waterhole con tanto di elefante, zebre ed altri animali mai visti che ci fanno compagnia mentre prendiamo un drink di benvenuto, non ha prezzo. 
Credetemi, ho cercato di trovare un difetto, ma non ci sono riuscito.




Cosa abbiamo fatto nel tempo trascorso qui ? Se vi dico che solo in un giorno ho fatto oltre 200 foto riuscite ad avere un’idea ? Credo di no… 

Per rimetterci dalle emozioni dei rettilinei sopracitati, decidiamo di goderci il panorama dalla terrazza aspettando tranquillamente l’ora di cena. 
Un bel filetto di Kudu (una specie di antilope che abbonda da queste parti) accompagnato da un sorprendente rosso locale, che ho assaggiato con diffidenza per poi farmi due bicchieri con gusto, ci rimette in sesto e ci prepara per la prima sveglia all’alba prevista per domani.

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E domani arriva in fretta visto che il clima è talmente secco da prosciugarci le narici e la bocca fino a sentire il bisogno di alzarsi per bere. 

Guardacaso, una giraffa ha avuto la stessa nostra idea, alle 2 del mattino, per venire a dissetarsi nel “water hole” proprio di fronte à noi. Impossibile tornare a letto prima che, con tutta la sua eleganza, sia sparita lontano nel buio.


In ogni caso, alle 7:30 siamo già pronti a seguire la nostra giovane guida (Cora, 23 anni), che, armata di fucile, ci guida a piedi nella savana per un corso accelerato sulla fauna locale. 


Ma più che di animali, si è parlato delle loro tracce, impronte e bisognini… un’oretta di lezione e la cacca di giraffe, zebre, antilopi ed elefanti non ha più segreti per noi.


Ho anche tenuto alto l’onore dell’Italia battendo, con largo vantaggio, tutti i partecipanti, guida compresa, nella gara di “sputo di cacca di giraffa”. Cacca vera… pare sia una tradizione dei “bushmens” del parco. PS : la cacca di giraffa secca non ha, fortunatamente, né odore, né sapore. 


Ma passiamo al resto della giornata :
Al rientro della nostra passeggiata naturalistica, ci aspetta la colazione sul terrazzo in compagnia di tante di quelle zebre che ci sembrava di essere in curva all’Allianz Stadium. Ma si sta molto meglio qua.

Di passaggio anche un elefante, dei facoceri, ogni sorta di antilopi ed anche un uccello di cui non sono riuscito a pronunciare il nome.



Poi, relax e preparazione per il game drive pomeridiano. Cioè, uscita in giro per la riserva privata ed "aperitivissimo" al tramonto in mezzo alla savana. 

Considerando che abbiamo incontrato una bellissima coppia di cuccioli di leone e che abbiamo avuto due ghepardi al seguito per oltre 15 minuti, l’aperitivo rimarrà negli annali per un bel po’ di tempo.




Sulla jeep eravamo solo in 4 ospiti con la nostra giovane guida (questa volta armata solo per un bel happy hour) quindi, nonostante il nostro inglese “entry level” quasi come quello di Tarzan con Jane, abbiamo subito familiarizzato con Wolf e Pedro, viaggiatori di Miami, talmente simpatici al punto di unire i tavoli per cena e condividere con loro un’altra buona bottiglia di vino namibiano (oltre al filetto d’alce che si scioglieva in bocca…). 

E bello sapere che nel mondo ci sono ancora brave persone ;-)


Si va a nanna contenti, anche se domani bisogna lasciare quest’angolo di paradiso. 

Però ci aspetta l’Etosha National Park da attraversare e da scoprire con la quantità di animali che lo popola. 

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Nonostante la sveglia all’alba, non ci schiodiamo dal lodge prima delle 9:45. 

Complice la colazione condivisa con i nostri amici di viaggio visto che le nostre strade si separeranno… chissà, magari li incontreremo da qualche altra parte del mondo se una guerra nucleare non ci porterà tutti in paradiso.

Alle 10 in punto siamo all’ingresso del parco. Bisogna compilare e firmare un modulo con generalità, data ed ora di ingresso ed uscita (assolutamente prima del tramonto visto che è vietato guidare dopo il tramonto per ovvi motivi) e poi pagare una tassa di circa 20€ per accedere a un altro angolo di paradiso. 

Paradiso nel quale conviene rimanere ben chiusi in macchina in ogni evenienza.

Spero solo di non forare una gomma percorrendo quei 350 km circa di sterrato, fatti in circa 7 ore, soste fotografiche comprese. 

Le emozioni ve le spiego in immagini. Anche perché, con tutta la buona volontà non riuscirei a descrivere l’impressione che trasmette un branco di elefanti che “corre” verso la pozza d’acqua o  l’emozione avuta vedendo un enorme rinoceronte bianco che, come se nulla fosse, ci sbuca fuori dal nulla a due metri dall’auto mentre eravamo fermi ad osservare delle “banali” antilopi… 








 


Leggermente stanchi dalle 7 ore di sterrato senza poter fare un passo fuori dall'auto, se non per una breve pausa "bisognino" in un apposito parcheggio recintato, prendiamo possesso della nostra "casetta" nel "bush" dell' Etosha Village. Niente a che vedere con il precedente Onguma The Fort, ma non ho trovato di meglio in questa zona del parco. 


Considerando che staremo in giro tutto il giorno a caccia degli animali che non abbiamo ancora visto ed a rivedere quelli già incontrati, quello che conta è che sia pulito e confortevole per dormire tranquilli.



Però, l'effetto "Out of Africa" è quasi garantito. La cortesia del personale, o almeno di una parte, è già più basilare... In confronto, gli elefanti erano più cordiali. 

Cena a buffet con carne di alce, zebra, kudu ed altro ancora... poi a nanna. 
Domani caccia al leone. Non parto da qui se non ne vedo uno con la criniera.

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Sono le 6:30 ed i primi temerari sono già partiti in cerca di emozioni. A noi manca solo il leone "quello vero" (cit.) e quindi lasciamo fare agli altri la consueta coda mattutina all'ingresso del parco per poi arrivare giusto quando sarà smaltita. Evitiamo ovviamente le escursioni guidate... basta seguire le jeep dei rangers (leggi escursioni a pagamento, eventualmente su autobus fantozziani) e scovare i migliori punti d'osservazione.

Alle 8:00 in punto la reflex armata di teleobiettivo da 600 mm è già calda e scalpita. Dopo 500 metri, e dopo aver fatto "ciao" alla prima giraffa, siamo davanti ad un bivio e l'intuito ci porta a fare quella che sarà un'ottima scelta. 

La scelta di entrare in una zona più ricca di vegetazione, anche se si tratta più che altro di qualche alberello cresciuto in mezzo alle distese di erba folta ed ingiallita, porta i suoi frutti dopo appena 5 minuti di strada.

Una jeep di traverso sulla strada significa che c'è qualcosa di grosso da vedere... Cercavamo il leone e eccolo là... a due passi, con tanto di leonessa innamorata. 
Ci fermiamo scegliendo la migliore postazione possibile prima che si sparga la voce e si crei l'ingorgo. 

Dall'erba folta spunta ogni tanto solo una coda. Ma non ci muoviamo da qui neanche a cannonate. Dovranno farsi vedere prima o poi. Ed il poi arriva dopo appena 5 minuti.

Ecco il risultato in immagini. Con tanto di scena "hot" ripetuta più volte nell'arco di 15 minuti... Eh, si... un leone resta un leone !!! 






Il resto della giornata è un susseguirsi di elefanti, zebre, giraffe ed antilopi a gogo. Adesso abbiamo il tempo di goderci tutto... anche il tempo di sederci comodamente sulle uniche panchine del Okaukuejo proprio davanti al waterhole più importante del parco...

La scena del leone da sola valeva l'escursione quotidiana. Hakuna Matata, ed adesso posso morire tranquillo.







Alla fine usciamo dal parco che il sole sta già tramontando, giusto in tempo prima della chiusura.
Torniamo al nostro alloggio contenti ed appagati. La natura è una cosa bella, meravigliosa, emozionante. L'uomo, almeno qualche uomo, è forse la cosa peggiore che poteva capitare al pianeta.

Cena leggera e buonanotte. Domani ci aspetta un lungo trasferimento verso il Damaraland.











Commenti

Paula Mendes Wuerfel ha detto…
Toujours un plaisir de lire tes commentaires et compte rendu.
Avant que j'oublie l'oiseau dont tu parlais photo à l'appui est un 'yellow billed ground Hornbill. Ils sont endémiques d'Afrique et particulièrement en Afrique du Sud.
Pour revenir aux sentiments de bonheur extreme à regarder toute cette faune extraordinaire, seul ceux qui ont été percent comprendre. Pour ma part, je ne me lasserai jamais. Je suis une enfant de l'Afrique Centrale et mon coeur est Africain.
Je ne peux presque pas expliquer les émotions ressenties en sol Aricain. Je ne compte plus le nombre de fois que Volker et moi sommes allés dans le bush Africain et j'ai qu'une hâte, c'est de retourner. L'on ira certainement l'année prochaine en Namibie aussi, si nous sommes toujours vivants.
Merci pour ces images sublime. Tes photos sont toujours top quality 🙏

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