Lasciamo a malincuore le emozioni del Doro Nawas subito dopo colazione.
La strada sarà lunga, la più lunga di tutto il viaggio. E l'abbiamo pure accorciata mettendo, non senza rimpianto, una croce sopra lo Spitzkoppe, tanto per trovare una scusa per tornare in Namibia ed avere altro da scoprire.
Strada lunga, 4 ore e mezza in mezzo al nulla e pure sterrata al punto di non poter distrarsi un attimo. Ritroveremo l'asfalto a circa 20 km dall'oceano, ovvero a circa 80 km dalla nostra destinazione finale, il Beach Hotel, sul lungomare della semi-deserta Swakopmund (qui è ancora inverno in questo inizio settembre).
In mezzo al nulla ma con un susseguirsi di paesaggi sempre diversi fino all'avvicinarsi del deserto. Ultimo "centro abitato" per la sosta "gasolio" e buona azione quotidiana è Uis, piccola cittadina senz'anima che se non fosse per la necessità assoluta di fare rifornimento, per quanto mi riguarda poteva anche non esistere.
L'unica cosa degna di nota lungo la strada, un mercatino tenuto dalle donne Herero, altra etnia namibiana dopo gli Himba ed i Damara, questa volta abbastanza ben vestite e molto pittoresche.
La foto è di rito ma bisogna pagare il "pizzo" acquistando qualche souvenir... Questa volta ce la caviamo con l'equivalente di 12€ e riusciamo anche à scambiare qualche frase per capire come vivono.
Pare che in queste tribù, siano solo le donne a lavorare mentre gli uomini teoricamente dovrebbero badare alla prole...
Continuiamo la strada punteggiata di qualche altra bancarella, speranzosa che qualche turista si fermi intenerito, e poi tutto si appiattisce a 360° fino a Swakopmund. Oltre, solo le dune infinite si sollevano all'orizzonte a far compagnia a qualche relitto incagliato su una secca e diventato ormai un hotel a gabbiani.
Come lo "Zeila Shipwreck", appena dopo Hentie's Bay del quale avrei voluto prendere qualche foto in più se, non appena fermato sulla piazzola di sosta antistante, non fossimo stati assaliti dai soliti homeless venditori di souvenir di fortuna (generalmente pietre) anche in cerca di cibo.
Non avendo nulla da dare, purtroppo, non ci curiam di loro ma guardiamo e passiamo.
A Swakopmund troviamo appena 14° ed in più è domenica. L'hotel è frequentato da altri desaparecidos come noi che sono arrivati fino a qui andando o venendo da Sossusvlei (prossima tappa) e che vogliono farsi un giretto sulle dune di Sandwich Harbour.
E questo, infatti sarà il nostro programma di domani.
Per stasera ci accontentiamo di una passeggiata sul lungomare, vestiti a cipolla con tanto di piumino ed antivento, fino al molo principale dove c'è un po' di vita grazie ai due ristoranti pieni zeppi di turisti e non.
Ne scegliamo uno (The Tug) e lasciamo l'altro (Jetty) per domani. Se non altro abbiamo visto un bel tramonto e mangiato bene (i prezzi sono relativamente bassi rispetto a nostri).
Alle 21 non c'è più anima viva in giro, andiamo a nanna tranquilli.
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Swakopmund è ancora avvolta nella foschia mattinale mentre noi facciamo colazione. Temperatura esterna circa 13° gradi alle 7:30 quando il nostro autista viene a prenderci per la nostra escursione mattinale.
L’attrazione principale qui sono le dune e la spiaggia di Sandwich Harbour, distanti circa 30 minuti d’auto più altri 20 minuti di 4x4.

Dopo di questo ci sono circa 2 ore di puro piacere scarrozzato tra le dune che sovrastano l’oceano agitato di Walwis Bay. Per arrivarci percorriamo la strada che costeggia il Flamingo Lagoon popolato da numerosissimi fenicotteri (da cui il nome “Flamingo”) e poi attraversiamo le saline su una strada composta di sale che sembra quasi asfalto.
Dopo aver sgonfiato leggermente gli pneumatici per avere una migliore aderenza sulla sabbia, il nostro driver dell’agenzia Sandwich Dune Tours ci sballotta su è giù nelle dune fermandosi ogni tanto per farci godere la vista.

Impossibile (e vietato) venire qui da soli. Anche se lui guida un’auto come quella che abbiamo noleggiato, il rischio perdersi tra le dune o di rimanere piantati nella sabbia o peggio di rotolare a testa in giù con l’auto è reale.


Allora relax e cinture allacciate. L’escursione prevede una sosta “aperitivo rinforzato” con tanto di ostriche e champagne. Per il resto basta la solita Mastercard.





Torniamo in camera molto soddisfatti ma non completamente appagati. Quindi optiamo per un’oretta di quad nelle dune proprio dietro Swakopmund.

Non ne avevo mai fatto ma ho capito come sia facile ribaltarsi sprofondando nella sabbia se non si fa attenzione. Fortunatamente ci è andato tutto bene.
Per oggi basta emozioni e possiamo permetterci una passeggiata nelle vie del centro di una Swakopmund sempre semi-deserta ma con qualche negozietto simpatico.


Chiudiamo con l’ultima cena con vista sull’oceano. Al contrario delle strade del centro, il ristorante Jetty sul Pier è stracolmo. Una grigliata mista di pesce ed a nanna senza dessert.

Domani ci aspetta il deserto di Sossusvlei e le sue immense dune rosse.
Giuro che vi racconterò anche questa.
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