HAWAII 2018 > Big Island > 2a tappa
ARRIVO A KAILUA-KONA > 1° Giorno
DA HILO VERSO WAIKOLOA VILLAGE > 3° Giorno
La speranza di riuscire a vedere qualcosa che assomigli a un'eruzione vulcanica è l'ultima a morire.
E per una volta i bagagli arrivano a terra prima di noi.
Neanche un'ora di volo per unire Honolulu (Oha'u) a Kona (Big Island). La scoperta dell'aeroporto di Kona è già tutto un programma. Niente a che vedere con quello di Honolulu.
Mancano solo le hawaiiane in gonnellino a metterti la corona di fiori ma per il resto ci siamo. Si scende dall'aereo ed a 15 metri la piccola struttura dell'aeroporto assomiglia più ad una veranda sul mare che ad un aeroporto come quelli a cui siamo abituati.
Niente zone chiuse, niente zone vetrate, niente aria condizionata. Tutto aperto sotto dei grandi pergolati. E dalla zona del ritiro bagagli alla navetta per il noleggio auto ci sono solo... niente, prendi la valigia e sei sul marciapiede. Spettacolo.
Meno spettacolare, però, è il cielo. Tutto grigio. Per due motivi ovvi. Il primo è l'altezza delle montagne, pardon, vulcani che fanno da sbarramento. Il secondo è proprio il vulcano che è in eruzione senza sosta da 10 settimane e che, oltre a obbligarci a modificare il programma, crea uno strato di fumo che, in base al vento, crea un effetto di velatura al sole.
Devo dire che, senza nuvole e senza velature, il sole che picchia già alle 8 del mattino ci farebbe estinguere come i dinosauri.
Certo, per le foto avrei preferito un bel cielo blu da cartolina. Ma qui la natura è padrona. Comunque, se non mi avessero detto che su quest'isola ci fosse un vulcano in eruzione, a parte la velatura, non mi sarei accorto di niente.
Ma siamo alle Hawaii, ed è già uno spettacolo cosi !
Premessa. Se avete la possibiltà di noleggiare una Jeep 4x4, questa è l'isola su cui bisogna farlo assolutamente. Dopo vi spiego.
Per le prime 2 notti alloggiamo a Kona, in un piccolo hotel ben centrato con un ottimo rapporto qualità prezzo (Holiday Inn Express & Suites Kailua-Kona). Il solo contatto con il pesonale della reception ci fa capire che qui il tempo scorre più lentamente che altrove. Siamo in vacanza 2.0.
Ed invece no. In una delle agenzie sulla via principale di Kona, ci informiamo per l'escursione di snorkeling con le mante giganti, une delle attrazioni maggiori dell'isola.
La ragazza dell'agenzia ci fa capire che tutti i tour sono già pieni tranne quello delle 21 di oggi stesso. In notturna. E sarà un'ottima scelta.
Quindi cambiamo il programma, cena rapida al primo ristorante trovato, costume da bagno e check-in al porto (a 15 minuti da Kona) per le 20h45.
Centodieci dollari a cranio che si riveleranno un'ottima scelta. A condizione di non soffrire il mal di mare. La compagnia è la Ocean Encounter a Honokohau Harbor.
Ci imbarchiamo in dodici temerari, più i 3 membri di equipaggio, su una comoda barca cabinata e dopo 30 minuti di navigazione indossiamo le mute (solo il sopra) e via in acqua.
Niente paura, si sta a galla agganciati ad delle piccole zattere illuminate che attirano il plancton in superfice. Le mante lo hanno capito da un pezzo e vengono a farvi le capriole a due dita dal naso.
Sembra di essere in un documentario National Geographic. Da non credere.
Di colpo ci si dimentica che sono le nove e trenta di sera, che siamo al buio in mezzo al mare e che, per noi neofiti, fa anche freschino in acqua. Ed anche la GoPro non ne può più.
Da qualche immagine tratta da uno dei video fatti durante lo snorkeling, si vede bene la quantità di krill e plancton presente nell'acqua. E la stazza dell'animale.
Da qualche immagine tratta da uno dei video fatti durante lo snorkeling, si vede bene la quantità di krill e plancton presente nell'acqua. E la stazza dell'animale.
Mezz'ora di spettacolo continuo, le mante vanno e vengono in continuazione. Sembrano quasi ammaestrate. Poi il freddo comincia a farsi sentire. Risaliamo a bordo a rischio mal di mare. La cena veloce solo un'ora prima di salpare non è stata une bella idea. Ma resistiamo fino allo sbarco.
E dopo questa, andiamo a letto soddisfatti.
Domani spiaggia.
KONA E DINTORNI > 2° Giorno
Neanche il tempo di digerire la colazione che partiamo per nuove emozioni. Le mante di ieri hanno lasciato il segno. Ma quest'isola non ha finito di stupirci.
Il cielo è un po' grigio ma fa caldo. Cerchiamo la prima spiaggia nella zona nord dell'isola. Percorrendo la Hwy 19, per puro caso, facciamo una breve sosta tra la zona dell'aeroporto ed l'incrocio della strada che porta alla Kekaha Kai Beach. Non ce ne saremmo accorti se non avessimo visto due auto ferme su una piazzola laterale e due giapponesi in posa fotografica davanti ad un buco nella parete di lava.
In effeti è un immenso campo di lava in cui si apre un "lava tube" nel quale ci si può entrare tranquillamente e percorrerlo per qualche centinaia di metri. Non è un vero e proprio tunnel, in alcuni punti la volta è crollata rendendolo meno "infernale". Mi lascio alle spalle ogni speranza e le ansie di mia moglie ed entro a cercare Caronte. Dopo neanche cento metri, torno in superficie a riveder le stelle, pardon, la mia famiglia che nel frattempo mi ha seguito... come si dice : fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtude e canoscenza...
Il nero della lava si accorda col grigio del cielo cha fatichiamo a capire se resterà così per tutto il giorno oppure se si aprirà per lasciarci scottare.
Ed invece si apre. Almeno quanto basta per goderci la prima spiaggia, quella di Makalawena Beach.
Ci si arriva percorrendo uno sterrato in mezzo ad un campo di lava. Per la nostra Jeep è solo un piccolo anticipo di quello la aspetta.
Dal posteggio alla spiaggia sono appena due passi. Vi ricordo che l'americano medio, quello che vota... no, lascio perdere, va in auto anche dalla cucina al bagno... Ma si può anche scegliere di scarpinare, sotto il sole che nel frattempo ci ha raggiunto, per un'altra zona che ci riserviamo per i prossimi giorni.
Quindi... Appena due bracciate e sembra di trovarsi in un acquario tropicale. Cominciamo a capire che sarà così ovunque. E non ci si stanca.
Ma le sorprese non sono finite. Cambiamo zona.
Poco lontano, la Manini'owali Beach (Kua Bay), facilmente raggiungibile in auto, attrezzata con docce, servizi e food truck, ci lascia stupiti. Sabbia finissima in una cornice di roccia lavica.
Mentre facciamo il bagno, oltre vedere ogni sorta di pesci colorati, ci ritroviamo faccia a faccia con delle tartarughe. E quando dico "faccia a faccia" non é tanto per dire... ma una tartaruga a 20 cm dal naso non l'avevo vista neanche in un negozio di souvenirs.
Ci spostiamo verso l'ultima spiaggia in programma oggi. Il Kikaua Point Park.
Purtroppo l'accesso è vietato perché si rischia di trovarsi faccia a faccia con gli squali che, sembrerebbe abbiano preso residenza proprio lì da qualche giorno.
Quindi, visto e considerato che il sole, che per finire è stato abbastanza presente in spiaggia (meno nell'entroterra), comincia a farsi sentire sulla pelle, torniamo a Kona per una passeggiata sul lungomare ed una cena all'ormai ben conosciuto Bubba Gump.
Dopo l'esercizio di chiusura delle valigie, siamo pronti per andare verso Hilo, dalla parte opposta dell'isola dove passeremo la terza notte di questa tappa.
DA KONA VERSO HILO > 3° Giorno
Quando avevo programmato il viaggio (cioè l'anno scorso che poi ho dovuto annullare), avevo previsto diverse escursioni alla scoperta del parco vulcanico tutt'ora in attività. Avevo previsto anche un bagno nelle "Wai'ōpae Tidepools" ed altro ancora. Avevo previsto di passare 2 notti in un bed & breakfast a due passi dal cratere Kīlauea nel bel mezzo del parco.
Invece abbiamo dovuto cambiare tutto, o quasi. La recente eruzione, ancora in corso al momento in cui scrivo e che non dà segni di tregua, fa che tutto il parco è chiuso al pubblico. Oltre 600 case distrutte in quasi 10 settimane. La zona delle tidepools, une bellissima baia con piscine naturali, non esiste più, ricoperta da ettari di lava "fresca".
Ma andiamo per tappe.
Lasciata Kona, ci dirigiamo verso sud. Prima sosta nella baia di Kealakekua, a Manini Beach, ben attrezzata e dove si può fare snorkeling facilmente. L'unica cosa complicata un po' è riuscire ad entrare in acqua. Però sotto é uno spettacolo. Spettacolo al quale non ci si abitua mai.
Una volta asciugati i costumi, la tappa obbligata per impregnarsi della cultura hawaiana é quella del Pu'uhonua O Hōnaunau National Historical Park, molto bello anche se si tratta di una ricostruzione. Bello con l'aggiunta delle tartarughe che vengono indisturbate fino a riva come se fossero in un acquario gigante.
Piccola parentesi. Gli "smoothies" venduti sul bordo della strada, fatti ovviamente con prodotti a km zero, non vi deluderanno. La papaia, le banane e gli ananas crescono ovunque. E riguardo agli ananas, fidatevi, hanno un altro sapore rispetto a quelli che trovate al supermercato sotto casa.
E finalmente, fiato alle trombe (come direbbe Mike) ed inserite la trazione integrale alla Jeep. Aver chiesto l'upgrade alla compagnia di noleggio è il miglior investimento che io abbia potuto fare.
Non esitate ad tirare una riga (non alla Lapo, per cortesia) fino a South Point Cliff Dive. Il mare blu spezza con la costa vulcanica frastagliata. C'è anche una falesia di oltre 12 metri da cui qualche temerario salta a chiodo. L'errore, la "panzata", non è permesso.
Diciamo che non ho più l'età per fare queste cose ma ve le lascio immaginare.
Da qui in poi, si prosegue per Green Sand Beach, una delle rarissime spiagge al mondo con della sabbia verde (non verde pisello ovviamente).
Tre modi per arrivarci.
Uno : farsi scarrozzare per, credo, 10$ a cranio in piedi come del bestiame su un fuori strada dell'età del bronzo guidato da una hawaiana che nulla ha a che vedere con quelle che ci immaginiamo con tanto di gonnellino e corona di fiori. Ovviamente sotto il sole e mangiando polvere.
Due : a piedi per i sentieri tracciati dalle auto di cui sopra, per almeno 45 minuti di marcia solo andata, sotto lo stesso sole e la polvere alzata dalle auto che passano ed in più con i passeggeri che vi guardano come per dire : ma chi ve l'ha fatta fare ?
Tre : sedersi comodamente sulla Jeep presa a noleggio, inserire la trazione integrale, mettere un pezzo rock in sottofondo e dare gas. L'opzione del bavaglio alla moglie per evitare che vi distragga con i suoi "non da lì... vai piano... ma sei sicuro che..." potrebbe essere una buona scelta.
Dopo 10 minuti (per fare 3.5 miles), arriverete freschissimi e pronti per un bel bagno in questo posto unico.
Non curatevi degli sguardi "locali" all'ingresso dello sterrato... ogni jeep che entra per loro vuol dire minimo 30$ guadagnati in meno. Ci sono tanti sentieri, tutti portano allo stesso punto. Cambia solo la difficoltà.
Per il ritorno, stessa musica, sentieri diversi. Ho seguito un fuoristrada dell'età del bronzo carico di turisti sfiniti dal caldo e dalla polvere. La differenza di prezzo, per l'affitto di una jeep rispetto ad un'auto normale si ammortizza facilmente a Big Island. Pensateci, perché oltre a Green Sand Beach c'è molto altro da fare. E tutto si paga. In contanti o in sudore ed insolazioni.
Soddisfatti della gita fuori porta, o fuori strada, si va verso Hilo. Ma ormai che ci siamo, un piccolo loop a Punalu'u Black Sand Beach, Ninole Loop Road, ci sta benissimo. Si trova sulla strada per Volcano, dopo un rettilineo di svariati km in mezzo al nulla.
Sabbia nera ovunque. Anche nello zaino della reflex.
Si prosegue. Quindi da Volcano, ormai deserta, non facciamo che passare dritti. Anche volendosi fermare sarebbe stato impossibile. Dei cartelli ricordano che bisogna chiudere bene i finestrini delle auto e di non fermarsi per nessuna ragione.
Arriviamo a Hilo che sono quasi le 7 di sera. Una sola notte prevista al Seaside Hotel, senza infamia e senza lode, per fare tappa prima di ritornare a nord dopo aver fatto il giro dell'isola.
Hilo è il centro abitato più grande dell'isola, dotato anche di un aeroporto internazionale. Nonostante ciò alle 8 di sera, per le vie del centro, sembrava vigesse il coprifuoco. Qualche ristorante aperto, e devo dire anche frequentato, ma altrove non c'era anima viva a curarsi di noi che guardiamo e passiamo dritti, senza neanche prendere la pena di fare una foto.
Forse la notizia dell'eruzione vulcanica ha fatto annullare le vacanze a molta gente. D'altronde su quest'isola, il 70% delle attività sono legate alla zona vulcanica. Noi siamo a soli 30 km dalla zona eruttiva ed è come se niente fosse. Neanche una scossetta di terremoto, nè una ventata di zolfo. Niente.
Mangiamo da quasi schifo in un pseudo ristorante a consonanza europea, torniamo a richiudere le valigie ed a preparare l'itinerario per domani.
DA HILO VERSO WAIKOLOA VILLAGE > 3° Giorno
La speranza di riuscire a vedere qualcosa che assomigli a un'eruzione vulcanica è l'ultima a morire.
Lasciamo l'hotel dopo la colazione, che chiamarla così é già tanto, e tentiamo di avvicinarci alla zona colpita dall'eruzione. Riusciamo a vedere solo un po' di fumo che viene dal cratere, oppure da qualche fessura ai lati della strada, ma non riusciamo a fare altro.
Quindi dietro front senza speranza. Mi sa che ci toccherà tornare a Big Island in occasione di un prossimo viaggio.
Allora, come alternativa al vulcano (Kahauale'a) ci tocca uno sguardo per dovere di cronanca alle Raimbow Fall's, ad appena 10 minuti d'auto dal centro di Hilo. Il tempo di farci beccare da qualche zanzara (le uniche incontrate per il momento) nel parco adiacente e di scappare via.
Seconda sosta, senza dubbio migliore della prima e da non perdere anche perchè raggruppa diverse opzioni, la facciamo all' Onomea Bay.
Dal parcheggio, un trail a misura umana ci permette di goderci il panorama e di fare amicizia con qualche zanzara in più. La presenza del Hawaii Tropical Botanic Garden aiuta l'ingresso nella mosquito friendly zone. Anche se tutto resta sopportabile.
Ma il bello deve ancora venire.
Saremmo tentati di raggiungere la destinazione finale ma sarebbe un'eresia non fare uno strappo di una decina di km fino alla Waipi'o Valley. Soprattutto perché abbiamo un 4x4. Altrimenti sarebbe da suicidio.
L'accesso alla valle, al lookout, è consentito solo a piedi oppure in fuoristrada 4x4. Guardacaso ne abbiamo uno seminuovo che va che è una bellezza. C'è chi va giù a piedi (contate un'ora minimo solo per scendere), c'è chi risale a piedi (oltre un'ora), c'è chi vi ferma pregandovi di riportarlo su in macchina con voi...
La strada è stretta, ripida, dissestata e si deve fare attenzione quando si incrociano gli altri veicoli. Però è tutto divertimento. Oddio, per chi non guida un po' meno...
Dopo aver attraversato due riviere, sguazzato nel fango e salutato al grido di "hang loose" tutti quelli che abbiamo incrociato a piedi sul sentiero, arriviamo all'ennesima e spettacolare Black Sand Beach.
Lungo la strada, un cartello vi ricorderà che Waipi'o è come il paradiso e che non bisogna guidare come in inferno... Giuro che ho fatto il bravo.
E per oggi abbiamo finito, anche perchè siamo in uno stato pietoso, con la sabbia fin dentro le orecchie e manca ancora un'ora di strada fino al prossimo hotel. E lungo la strada, che già da sola valeva il giro, abbiamo trovato anche la nebbia. Hawaii è anche questo. Un clima che varia non appena ci si allontana dal mare.
Comunque arriviamo à l'hotel. Più che un hotel, si tratta di un resort comodo come punto di appoggio per le prossime escursioni. Il Paniolo Green Resort, affacciato su uno dei numerosi campi da golf che pullulano a Hawaii. Non una camera d'albergo ma un appartamento di 110 m2 su due piani dotato di tutti i confort, cucina, BBQ e lavanderia.
Non ci resta che fare la spesa al vicino centro commerciale e siamo a posto per i prossimi 2 giorni.
WAIKOLOA VILLAGE E DINTORNI > 4°, 5° e 6° Giorno
Tranquilli. Ci svegliamo che il resort dorme ancora e non abbiamo neanche l'attrezzatura da golf.
Abbiamo solo da prendercela comoda, fare colazione, trovarci una spiaggia ed aspettare il pomeriggio per l'ascenzione del Mauna Kea Summit.
Andiamo a saggiare la 'Anaeho'omalu Beach ma non ci soddisfa tanto. Dopo una nuotata, tagliamo la corda e (ri)proviamo la Manini'owali Beach. Questa volta, il mare é un po' più agitato del solito e quindi niente snorkeling e niente tartarughe. Ma nonostante ciò, ho visto cose che voi umani...
Ma oggi non era una giornata da spiaggia per noi. Dobbiamo mettere ancora una volta la jeep a dura prova.
Prepariamo le felpe e gli antivento perché si va in quota. Da non credere. Siamo alle Hawaii e ci dobbiamo vestire come per sciare a fine marzo. Dal livello del mare, in circa un'ora e 20 di strada, arriveremo in cima al Mauna Kea, dove si trova uno dei più grandi osservatori al mondo. Il tramonto da lassù è imperdibile.
La strada sale in fretta, attraversando campi di lava e banchi di nebbia. Siamo obbligati a fare qualche tappa per acclimatarci onde evitare il mal di montagna. Lo stop è quasi obbigatorio presso il Mauna Kea Visitor Information Station, ad appena 2'800 metri di quota. In cinquanta minuti siamo passati dai trenta ai diciotto gradi. E dalla maglietta alla felpa.
Dalla Visitor Information Station in poi, la strada è consigliata solo ai veicoli 4x4. A parte la pendenza, oltre due terzi sono in puro sterrato sconnesso con contorno di lava appuntita. Anche il motore fa fatica a respirare mentre scaliamo rapidamente i 1'400 metri di dislivello che mancano.
Non siamo soli in quota. A qualcuno manca il fiato, tutti abbiamo freddo. Otto gradi scarsi e vento quanto basta. Due maglie, un antivento da sci, cappuccio e mani gelate.
Ma lo spettacolo da sopra le nuvole non delude. Dopo il tramonto, i ranger fanno sgomberare tutti. Anche la più piccola luce disturberebbe i telescopi all'opera (...). Unica opportunità, per osservare le stelle, la Visitor Information Station, dove per un dollaro potete scaldarvi con una benedetta cioccolata calda. Freddo. Alle Hawaii. Da non credere.
E vendono anche guanti e berretti di lana.
Finita la cioccolata, qualche nuvola si intromette tra noi e le stelle. C'è anche un po' di luna ed il dislivello positivo e negativo si paga contanti. Attraversiamo qualche banco di nebbia e ritroviamo la quota iniziale. Ed anche il nostro resort.
Dopo di che, andiamo a letto soddisfatti. Anche senza vulcano, Big Island sorprende.
Per concludere la nostra permanenza, prima di volare verso Maui, abbiamo un giorno di programma libero. Programma libero che si apre alla ricerca di una spiaggia tranquilla per passare qualche ora a "riposare".
Ci infiliamo in una strada che costeggia il mare. Ovviamente è il posto sbagliato, visto che ci ritroviamo vicino all'aeroporto in una zona che sembra una zona artigianale.
La spiaggia che troviamo è effettivamente calma e quasi deserta. Ovviamente attrezzata con servizi e docce. L'ideale per stare tranquilli all'ombra di un albero di frangipane, al riparo dalle onde visto che oggi tira un po' di vento da mare.
Siamo su una piscina naturale, protetta da una scogliera sulla quale le onde si danno alla pazza gioia.
La cosa bella è che, sbagliando strada, in quella che pensavamo fosse una zona artigianale abbiamo trovato degli allevamenti fatti a scopo scientifico.
Si allevano polipi, molluschi e, quello che di più ci ha colpiti, cavallucci marini.
Tutto aperto al pubblico con tanto di visita guidata a 45$ a testa di cui una parte come contributo alla protezione delle specie a rischio estinzione (Seahorse Farm, Ocean Rider)
A questo prezzo, a fine visita, un cavalluccio marino te lo fanno anche toccare. Delicatamente e per pochi secondi. Ma non ci sono tanti altri posti al mondo dove puoi farlo, allora optiamo per 3 biglietti per la giusta causa scientifica.
E dopo quest'esperienza credo che, vulcano a parte, abbiamo visto la maggior parte delle cose da non perdere a Big Island. Ci manca solo lo shopping ma provvediamo subito. E provvediamo anche a rifornirci di una bella bisteccona hawaiana da grigliare al BBQ proprio davanti il nostro alloggio. Come dessert, un barattolone di gelato di quelli che si vedono solo nelle serie americane, da mangiare a cucchiaiate stesi sul divano.
Usare uno dei BBQ del resort mi dà l'imperdibile occasione di discutere di baseball con il californiano di turno che è venuto qui a giocare a golf. Volevo parlargli di sci ma credo che non ci saremmo capiti. E non a causa del mio livello d'inglese che vola più basso di un tacchino.
Una cosa é sicura. Qui di grigliate se ne intendono. Ed io con i miei 600 grammi di bistecca per due sono proprio un principiante. Ma imparo molto rapidamente.
Cotta e mangiata. Mancava solo la familiare di Peroni gelata. Il gelato fa il resto.
Restano da chiudere le valigie. Domani si vola su Maui.
Domani è già oggi. Lasciamo il resort, in cui ormai eravamo di casa, prima delle 10 come previsto e gironzoliamo al centro commerciale all'aperto, il Queens Market Place, che è ancora deserto. Oddio, non penso proprio che in altri momenti ci sia la folla di via Montenapoleone...
Quindi rinnoviamo l'esperienza di uno Starbucks aspettando l'ora del nostro volo. Questa volta ho scelto la compagnia locale Mokulele Airlines dove per 90$, più 20$ di bagaglio a testa, si vola in pochi intimi temerari.
Si fa il check-in sotto un pergolato, ci si imbarca in 10 minuti ed è il pilota stesso ad accoglierti a bordo.
Le istruzioni di sicurezza durano 30 secondi fatte a viva voce dal comandante. Poi, se non avrete domande da fare, chiude la tendina che lo separa dalla cabina e dà gas. In 2 minuti siamo già in aria.
Spettacolo garantito.
C'è un po' di vento. Ovviamente si balla un po' di più rispetto ad un Boeing 767 ma il fatto di volare basso permette di godere di una vista eccezionale. Quarantacinque minuti di piacere per alcuni, un po' meno per altri, ma io lo rifarei senz'altro. Senza nessuno che passa per dirti di rimettere lo schienale in posizione verticale e di stare sedudi fino all'arresto completo dell'aeromobile.
Tra l'altro, dal monento in cui l'aereo tocca terra all'apertura dei portelli passano si e no 5 minuti. Eravamo solo 9 a bordo a sbarcare come fosse un minubus, senza attesa, con l'autista, pardon, il comandante che ti apre il portello e ti aiuta a scendere dalla scaletta.
E per una volta i bagagli arrivano a terra prima di noi.
Dall'aereo alla navetta per il noleggio auto, appena 100 metri. Siamo a Maui per l'ultima tappa del nostro viaggio a Hawaii.
Aloha.
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