HAWAII 2018 > Maui > 3a tappa

MAUI > Arrivo e 1° giorno

L'eccitazione per il volo sul monomotore della Mokulele Airlines è ancora presente mentre ritiriamo la nostra auto presso la compagniaThrifty che fino ad ora si è rivelata un'ottima scelta.
In realtà, per tutte le mie prenotazioni ho utilizzato il sito rentalcars.com, molto pratico anche in questo caso.

Avevo chiesto il surclassamento della categoria per ripetere l'esperienza Jeep fatta a Big Island, ma non avevano alcuna disponibilità.
Però, senza alcun sovrapprezzo, l'addetto ci ha surclassato dandoci un SUV di categoria superiore rispetto a quella prenotata inizialmente. Qui cominciano a starmi simpatici.

Simpatiche anche le galline che razzolano libere ovunque alle Hawaii. A cominciare dall'aeroporto. Pare sia colpa di un uragano negli anni '90 che le ha liberate dagli allevamenti lasciando fare il resto alla natura. Insomma, una versione selvaggia del film "Galline in fuga".


Trenta minuti di strada e siamo a Kihei (altro nome di quartiere hawaiano che non riuscirò a memorizzare...). Alloggiamo al Maui Coast Hotel che, come indica il nome si trova a due passi da una spiaggia di sabbia finissima con tramonto in offerta omaggio tutte le sere.

Il centro di Kihei, se centro si può chiamare, si trova ad appena 10 minuti di passeggiata. Tutto quello che serve per colazione, pranzo, cena, souvenirs e surf è a portata di mano. 


Sistemate le valigie in camera, assaggiamo la spiaggia fino al tramonto che mantiene tutte le sue promesse. Il ristorante del complesso alberghiero fa il resto. 

Ogni tanto in questo paese ci sono segni di cucina intelligente che vanno oltre gli imbattibili hamburger e patatine fritte. 

Si, lo confesso. Gli hamburger (ovviamente non quelli del McDo) sono spettacolari.
Ma non da viverci tutti i giorni, visto che già ci va una settimana buona per smaltirne uno.



E lo stesso ristorante fa anche un'ottima colazione. Basta prenderci le misure giuste.

Il primo giorno ho chiesto, per impregnarmi meglio della cultura culinara americana (se di cultura si può parlare), dei semplici pancakes alle banane (che qui nulla hanno a che vedere con le nostre, nel senso che qui sono più buone). 

Tutto mi aspettavo tranne che la porzione per una persona corrisponda a quella di una torta di compleanno per 6 persone. Mancavano solo le candeline. 


E chi dice Hawaii dice, ovviamente, surf. Chi dice surf, dice anche onde. E quindi non si può venire alle Hawaii pensando di trovare il mare calmo come una tavola. Perché qui, quando si parla di tavola, ci si riferisce a quelle di surf (e visto come cucinano certe cose, non c'erano dubbi).



Quindi basta cercare le onde. Cosa facile. Vero é che, con quello che ho mangiato (anche se non l'ho finito) a colazione, basterebbe che saltassi in acqua per fare delle onde degne di uno tzunami... ma andiamo avanti... 

Dicevo, le onde...più sono alte e più i surfisti sono bravi. Più sono bravi e più rischiano la vita. 
Un pò come in tutti gli sport "free ride". Bellissimo fino a quando non sbagli linea. Dopodiché, non sei più tu a raccontarlo ma i tuoi amici che ti ricorderanno come uno bravo che non aveva paura.







Quando vedo come si fanno inghiottire dalle onde ogni 5 minuti, non mi viene proprio voglia di provare. In realtà non ci avevo pensato, neanche minimamente. E se anche ci avessi pensato, su tutte le spiagge ci sono delle reliquie messe lì a commemorare chi, sfortunatamente, pensava di essere più duro della scogliera. E sono stati in tanti.



Il resto della mattinata lo passiamo tra Makena Beach e la Perusa Bay molto più selvaggia e popolata da surfisti più temerari (e da molte più croci di legno).









Fine della giornata in relax, con giretto in bici fino all'altra spiaggia di sabbia finissima vicina all'hotel (Kamaole Beach), dove se non stai attento mentre nuoti nelle onde rischi di prenderti una tartaruga da 30 kg in faccia.

Dico una ma in realtà ho finito di contarle quando non avevo più dita a disposizione.

Io qui, ad Hawaii, devo assolutamente tornarci. E sono sicuro che ogni volta sarà uno spettacolo diverso.

MAUI > 2° e 3° giorno

Niente di particolare in questo secondo giorno, se non le 3 ore di strada e fuori strada fatte verso Kaupo con qualche sosta per impregnarci di questa parte ancora selvaggia e poco popolata dell'isola di Maui.

Che sia asfaltata o sterrata, la strada segue i movimenti del terreno e la forma della costa scolpita dal vento. Vento che varia secondo le zone ricordandoci che siamo su una zolla di terra in mezzo al nulla. 







E siccome ieri ci siamo "riposati" per bene, in questo terzo giorno a Maui cominciamo a prendere le misure con la spiaggia sotto casa, pardon, l'hotel che è ancora deserta. 



Poi ci spostiamo verso la parte est dell'isola. Passando da Lahaina, l'idea era quella di risalire fino a all'estremo nord-est per poi decidere se ridiscendere dalla parte opposta oppure fermarci alle Olivine Pools e rifare la strada al contrario. 

Dicevo, l'idea era quella, ma abbiamo dovuto cambiarla per cause di forza maggiore... 

Dopo un piccolo stop panoramico al Whale Lookout Point, dove fino a maggio si possono vedere le balene mentre adesso siamo a luglio inoltrato e possiamo solo immaginarle, scegliamo di farci un bagnetto fra le onde a Olowalu Beach. Non è il top delle spiagge ma vale il colpo d'occhio. 

I veri surfisti, però, andrebbero altrove...





Per vedere qualche onda di quelle a cui noi non siamo abituati, qualche onda di quelle per cui dalle nostre parti chiuderebbero le spiagge anche agli squali, ci fermiamo a Napili Bay. Una piccola spiaggia su cui hanno accesso dei piccoli resort. La spiaggia è veramente piccola. Quasi niente. In alcuni punti non c'è neanche lo spazio per lasciare le infradito. Anzi, evitate di lasciarle in balia delle onde. 

La spiaggia oscilla tra gli zero ed i quindici metri. Costantemente. Spettacolo. 

Non ci si annoia mai ad ascoltare il rumore di queste ville a due piani che si schiacciano sulla riva, con la gente divertita a farsi centrifugare dentro. A tutte le età.




Lasciamo le onde a chi ci sa fare e continuiamo la nostra rotta verso Mokuleia Bay. La troverete facilmente, come le altre d'altronde, seguendo le auto in cerca di parcheggio. Una quarantina, forse anche meno, di scalini per trovare un'innocua spiaggia di sabbia finissima bordata da roccia lavica. 

Basta indossare la maschera ed accendere la GoPro. Qualche bracciate tranquille e sarete naso a naso con le tartarughe. E non solo, ovviamente. E se non sapete nuotare, nessun problema, qualcuna passerà anche a 3 metri dalla riva a salutarvi.





Di tartarughe non se ne può più. Riprendiamo la strada verso la prossima tappa. 

Riprendiamo si fa per dire... perché ritroviamo il nostro Nissan Pathfinder noleggiato due giorni fa con una ruota anteriore a terra. Restava solo un filo d'aria. E visto che è domenica e che per trovare una colonnina dell'aria ci tocca tornare indietro di 3 miglia, l'idea di fare il "giro" previsto ci passa in fretta. 

Riusciamo solo a rigonfiarla a metà e riportarla alla Thrifty, all'aeroporto, per farla riparare.

Delusi, ma non osiamo immaginare se ci fosse successo in cima all'Haleakala, ci consoliamo con il fatto che, piuttosto che cambiare una ruota, ci hanno cambiato l'auto. 

E per farsi "perdonare" dell'inconveniente, ci hanno ancora surclassato. Ne usciamo con una Jeep Grand Cherokee, full optionals GPS compreso, nuova di pacco. Non avremo più il tempo di vedere tutto quello che volevamo, ma quello che resta lo faremo sui sedili in pelle e con il tettuccio panoramico. Per gli inserti in tartaruga, ci penso io. Ci sentiamo quasi come a casa. Pazienza per il resto.

Domani è un altro giorno.

MAUI > 4° giorno

Altro giorno. Completamente diverso. Vedremo se ci sarà posto per la spiaggia.

Sveglia alle 6 come in caserma ed alle 7 siamo già per strada dimenticando pure la colazione. Alla fine metterò una croce anche sul pranzo passando direttamente alla merenda. 

Il parco in cima al vulcano (spento questo) Haleakala, ovvero a quota 3'100 mt, ci aspetta. 

Il massimo della bellezza sarebbe stato di andarci per l'alba. Ma visto che il sole sorge alle 5 e 56 per essere precisi, che bisogna arrivare almeno con tre quarti d'ora buoni di anticipo per trovarsi un posto in mezzo alla folla, che bisognava prenotare almeno un mese prima ma che soprattutto ci vanno 2 ore buone di strada per passare da zero a tremila metri e da ventisette a dieci gradi, penso che andar su per le 9 e 15 del mattino a stomaco vuoto sia già stata un'impresa. 

Certo, l'alba ha tutto un altro sapore. Ma un trail di 2 ore buone, per ritrovarsi da solo ed in silenzio in qualcosa che potrebbe assomigliare ad un residence su Marte, vale lo stesso la pena.






Trecento metri circa di dislivello tra sabbia e sterrato. E si potrebbe continuare avendo una giornata a disposizione e forse anche una notte. Pare che le stelle siano spettacolari da quassù. 
Magari la prossima volta.

Adesso si torna giù. Attraversando qualche nuvoletta bassa che si infrange come un'onda sulle pendici del vulcano, verso i duemila  metri di quota. Effetto perverso del calore, del vento e dell'altezza di queste montagne. Ma ad attraversare un banco di nebbia alle Hawaii non ha prezzo.

E fuori ci sono appena 21 gradi.



Due ore più tardi, dopo un'abbondante merenda (chiamarlo pranzo si potrebbe ma visto l'orario...) , ci resta ancora tempo per un po' di spiaggia hawaiana... ormai siamo agli sgoccioli.

E per il quinto ed ultimo giorno a Maui, abbiamo previsto una bella giornata densa prima di chiudere le valigie e tornare a casa. 

MAUI > 5° giorno

Oltre alle spiaggie a Maui, ci sono 2 cose da fare assolutamente. La prima l'abbiamo fatta ieri, cioé la scalata dell'Haleakala con trail nel cratere.

La seconda, da sola, è già un viaggio. Si tratta di percorrere la Road to Hana, la Hana Highway, la strada dei divorzi (a seconda di chi guida), quella che porta alla "cittadina" omonima isolata dal resto dell'isola. Chiamatela come volete, saranno sempre 617 curve, di cui 300 a più di 90°, distribuite in 52 miglia, cioè circa 80 km e rese meno monotone da 59 ponti monocorsia a senso unico alternato.
Impossibile sorpassare, velocità massima dai venticinque ai 40 km/h quando va bene. Qui le tartarughe, per una volta, sono fuori d'all'acqua e con le cinture allacciate.

Una strada immersa nel verde assoluto, tra foreste tropicali (o pluviali), boschi di bamboo, riviere, cascate ed altri punti panoramici. Capirete subito che questo é il versante dell'isola dove piove di più.
Il versante sul quale le nuvole frenate dai 3'100 metri dell'Haleakala si lasciano piangere molto più spesso che altrove a Maui. Altrimenti non potrebbe essere così verde.

Da fare assolutamente in un giorno in cui le nuvole sono di buon umore. Da fare in un giorno ma senza pretendere di vedere e godersi tutto quello che c'è da vedere. Perché per fare l'andata ed il ritorno, senza fermarsi neanche a fare i bisogni, ci vogliono già in media 6 ore buone in base a dove allogiate. Tra traffico, soste, bisogni, merende, spiagge, foto e zanzare noi abbiamo fatto l'andata ed il ritorno in "sole" 12 ore.

Però, alla fine, anche noi siamo dei "road to Hana survivors", con tanto di t-shirt commemorativa.

Tranquilli, la t-shirt potete comodamente comprarla in uno dei tanti negozi "Crazy Shirts" in giro per l'isola.

Allora, andiamo per ordine. Prima cosa, leggere le previsioni del tempo. La condizione minima è "poco nuvoloso". Altrimenti sarà solo un road trip verde scuro ed un po' noioso.

Noi l'abbiamo fatta con delle ottime condizioni. Il che non vuol dire che il cielo era blu cobalto. Ma comunque bel tempo.

La strada, la road, entra nel vivo del piacere da un villaggetto chiamato Paia. Forse si chiamerà così perché effetivamente ci saranno si e no un paio di case e qualche commercio "old style" sparsi a destra ed a sinistra della Hana Highway.

Cinque minuti di parcheggio bastano per incrociare qualche homeless a piedi scalzi. Senza i gruppi di turisti dei tours organizzati Paia sarebbe giè una città fantasma.


Il primo lookout, ovvero punto panoramico, l'Hookipa Beach Park. Se già ti fermi a fare il bagno qua, uno, ti farai 3 ore di strada col sedere bagnato, due, 18 ore non basteranno per tornare al campo base.

Anche se l'acqua trasparente meriterebbe. 


Piccola sosta per un caffé à Jaws. Se volete ci sono anche dei muffins. Ma se cominciate a mangiarne qui, arriverete ad Hana rotolando.
Jaws, come fauci di squalo. Le vecchie tavole da surf allineate infatti mi hanno fatto pensare alla locandina del film di Spielberg. Jaws comme onde che mordono, onde assassine. Ma è impossibile di vedere i surfisti all'opera. La spiaggia, privata come tante altre sulla road to Hana, non é accessibile. Il veri surfisti ci vanno in barca od addirittura in elicottero. 


Dopo il caffè ci sarebbero le Twin Falls. Ci fermiamo per dovere di cronaca vista la densità di auto nel parcheggio lungo la strada. Dopo aver chattato con le zanzare, mi rendo conto che non valeva la pena. Almeno per me che mi aspettavo delle cascate di un altro livello. 

Ci sarà di meglio più avanti. Il bello deve ancora arrivare. Giuro.

Sosta obbligata al Huelo Lookout. Oltre alle zanzare ed alla ragazza che maneggia il macete per spaccare la canna da zucchero come io maneggio il coltello per spalmare la Nutella, non c'é tanto da vedere. Ma la frutta fresca sotto forma di smoothies merita di farsi succhiare il sangue da Dracula in persona.

Oddio, sette dollari per uno smoothie è come donare le piastrine. Ma se si è arrivati fino a qui, questo fa parte del viaggio. E persi in mezzo al nulla, potrete pagare anche con la carta di credito.


Lo spettacolo in technicolor comincia qualche chilometro più avanti. Oltre ad una foltissima foresta di bamboo, che orna la strada ma nella quale ci si può addentrare, zanzare permettendo, troverete una piccola foresta di eucalipto arcobaleno, l'albero più colorato al mondo che cresce qui a Maui o in qualche altro raro posto al mondo. 

Se non vi fermate a vederli qui, rischiate di non vederli mai più.




Altre cascate ma questa volta ci fermiamo. E non siamo gli unici. Volendo ci si potrebbe passare qualche ora a giocare a Tarzan con le liane per tuffarsi. Ma non siamo neanche a metà strada e sono già le undici. Con tutte le cascate che ci sono sul percorso, quasi mi confondo. Siamo a Puohokamoa Falls, proprio in uno dei tanti tornanti con ponte a senso unico alternato. Con una venditrice di noci di cocco a fare da cartello.

Riprendiamo la strada ancora asciutti in tutti i sensi. Una cosa é sicura : non ci si annoia e non si ha il tempo di distrarsi. Molti i punti di vista che meriterebbero un respiro. Ma spesso manca lo spazio vitale per posteggiare il giocattolo che ci hanno messo a disposizione.



Lo spazio invece c'è ad primo "pit stop" subito dopo le cascate. Ci vuole. Siamo a Kaumahina State Wayside. Poco da vedere ma una gran fila ai bagni pubblici.


Siamo quasi a metà e finalemente c'é una strada d'accesso diretto al mare. Honomanu Bay. Deserta e da cartolina postale. Ci si siede su un tronco di palma ad ascoltare le onde. 

Poi la strada risale di qualche metro e ci spedisce un'altra cartolina.



Il mare sembra una tavola (non so se è così perché é quasi mezzogiorno o perchè siamo nel paradiso del surf) ma le onde non scherzano a Keanae. Scogliere di lava e spettacolo. Ovviamente non ci si può bagnare con un mare così. Ma a guardare le onde non ci si annoia. Anzi, facciamo fatica a ripartire.



Siamo a metà strada. E non si può sbagliare. La Halfway è ben indicata. Segnata da un chioschetto che vende a peso d'oro un cake alle banane (Banana bread) che da solo meriterebbe che rifacessimo la strada a marcia indietro. E di notte. E pure mentre piove.




Poi, d'un tratto, delle cascate degne di nota. Oddio, niente a che vedere con quelle di Niagara, ma siamo in una foresta tropicale (o pluviale) ed un piccolo stop foto ci sta. Siamo a Waikani Falls, prima di entrare in un tratto di strada dove ci sarebbe da fermarsi ad incorniciare una cartolina aspettando che attraversi la strada un dinosauro. O magari un Avatar.




Il tempo passa veloce su una strada dove il traffico scorre lento. Dobbiamo fare una scelta oppure non faremo in tempo a tornare alla base per cena. 

Optiamo per tirare dritto fino a Black Sand Beach. Tirare dritto si fa per dire, su una strada che gira a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra prima di un tornante a sinistra e poi ancora un ponte. Sappiate che c'é anche un comodo aerporto a qualche miglio di Hana. Ma così non vale.

Black Sand Beach allora. E da sola vale doppio. Anzi triplo. Forse anche di più. Posteggio affollato ma c'è un grand va e vieni e quindi con un po' di pazienza il posto si trova. Qui potete mettere il costume ed anche piantare la tenda se non volete fare il ritorno in giornata. Di alberghi non ne ho visto.

Poi, nell'ordine sparso, un Lava Tube nel quale ci si infila mettendosi quasi a ginocchio ma non si osa uscire dall'altra parte per evitare di prendersi a schiaffi con le onde.


Poi una piccola spiaggia di sabbia nera e ciottolini dello stesso colore. Dove le onde ancora una volta la fanno da padrone. Ma ci si diverte.


A seguire, ed anche se l'ho visto dalla sponda opposta, un promontorio di lava con tanto di arco sospeso sul mare.  


Ma l'attrazione di questo parco giochi è nascosta in una scogliera di lava a sinistra della Black Sand Beach. Una fessura nelle rocce dalla quale scaturisce un getto d'acqua ogni volta che un onda un po' più lunga si infrange sotto. In base all'onda, l'effetto doccia può arrivare anche a 10 metri dal livello del mare sottostante. Con effetto stereo surround garantito. Per intenderci, un blowhole. Letteralmente, un soffione, uno sfiato. D'acqua salata. 

E si fa la fila per un selfie. 




Dal nero della Black Sand Beach passiamo, a poche miglia di distanza ed una volta arrivati ad Hana, al rosso della Red Sand Beach. Una spiaggia per pochi intimi (si fa per dire). Si raggiunge a piedi dopo un piccolo trail di qualche centinaio di metri. Pochi metri ma i cartelli parlano chiaro. Il percorso è reputato come pericoloso. Ma non più di tanto. Certo bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi ed è meglio fare pazientare le infradito fino alla spiaggia.

Si percorre uno stretto sentiero a filo di parete dove ci si incrocia tra chi va e chi viene. Si arriva in un anfiteatro rosso e verde. Col bianco delle onde a farci sentire a casa... Sabbia rossa come su un campo da tennis che rende il colore del fondale veramente speciale. 

Faccio qui, in questa baia naturamente protetta da una scogliera frontale, l'ultima seduta di snorkeling di questa parenetesi hawaiana. Questa volta senza tartarughe. Ma forse bastava cercare meglio.



Un'ultima occhiata al panorama sul sentiero di ritorno e poi si riparte per le stesse 617 curve da fare in senso opposto, con contorno di verde, ma questa volta senza fermarsi.



Sono le diciotto e trenta buone e la strada si è come svuotata. In due ore e quaranta minuti siamo già sotto la doccia. 

Abbiamo meritato lo statuto di Road to Hana Survivors. 

Hawaii finisce qui. Ho cercato di raccontarvelo ma non ci sono riuscito. Perchè per capire questa parte sperduta del mondo bisogna viverla. Anche per pochi giorni. E noi abbiamo solo capito che qui i giorni trascorsi non sono mai troppi.

Aloha Mahalo !

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