Messico 2022

Ci risiamo... 

No, non voglio dire "ci risiamo in Messico" perché è la prima volta che metto piede così a sud nel continente americano.

Ci risiamo nel senso che anche questa volta la destinazione è stata tirata fuori dal cilindro dalla "piccola" di casa.

Quindi tacos per tutti e non se ne parla più. Che poi dire Messico è un parolone, visto che dei circa 4'000 km della sua estensione ne copriremo si e no 300. 

Questo perché quando si hanno solo 10 giorni a disposizione e che solo di viaggio ne bruci 2, qualche scelta, come dico sempre, bisogna farla.

Fatta la scelta, tracciato l'itinerario, mettiamo in valigia la protezione solare con indice 50 e ci imbarchiamo in un volo Air France alla volta di Cancun (con ovvio scalo a Parigi CDG)

Undici ore di volo, wi-fi gratis solo per whatsappare, open bar a merenda ed eccoci passati dai 5° ai 30° senza avere il tempo di togliere la felpa. Senza contare l'umidità.

Atterraggio alle 17:50 ora locale, aereo in coda per trovare un hub libero al Cancun airport, un bel timbro verde sul passaporto ed un’interminabile mezz'ora di attesa per i bagagli. Bienvenido a Cancun.

In compenso, l'autista dello shuttle che ci porta al noleggio auto (Alamo via Rentalcars.com) ci immerge subito nell'atmosfera Maya. Ritiriamo l'auto che ci scarrozzerà per 10 giorni, e con la quale giocheremo a Tetris ogni volta che dovremo caricare i bagagli, e prendiamo alloggio al Fairfield Inn & suites, incollato all'aeroporto. Così, tanto per non guidare di sera dopo una levataccia, dopo 17 ore di viaggio totale e con 6 ore di fuso orario nelle orecchie.

Finisco di scrivere queste due righe per dovere di cronaca e buonanotte a tutti. Il vero viaggio comincia domani

Primo giorno > Cancun - Valladolid 

Ora locale 3:45, sveglia dettata dal jet lag, fuori ci sono già 28 gradi e fortunatamente la colazione sarà accessibile già dalle 6 in punto. 
Quindi alle 7:30, prendendosela comoda, siamo già in macchina per percorrere quello che potrebbe essere un bel lungomare ma che invece è un susseguirsi di resort e di hotel… non per nulla lo chiamano la Zona Hotelera. 

Difficile accedere direttamente alla spiaggia tranne da qualche raro spot come quello dove si trovano le Lletras Cancun con contorno di iguana. 




Da lì ci rimettiamo in auto ed andiamo ad immergerci nei colori del Mercato 28 dove alle 9 del mattino con 32 gradi già ti propongono, senza ritegno alcuno, della tequila (pare si trovi anche della cocaina, ma non mi è sembrato il caso di verificare) mista à souvenir di ogni sorta.

Il mercato merita la visita soprattutto se il tempo a Cancun è poco. Forse è l'unica zona ancora autentica e non americanizzata. 





Alla fine ci facciamo tentare, pochi souvenir ma nachos e "bebida" fresca per tutti. Se il ghiaccio che c'è nei bicchieri non ci annienta la flora batterica, magari ci torniamo in una prossima vita.

Questo però ci ha permesso di passare un pò di tempo prima di lasciare la camera e metterci in moto verso Valladolid, piccolo centro coloniale, molto colorato, molto più caratteristico di Cancun e, direi, anche meno americanizzato.

Perché Valladolid ? Mi è sembrato un buon punto di partenza per visitare i centri archeologici e rinfrescarsi in qualche cenote.

Come ci si arriva ? Non voglio neanche immaginare di fare i circa 130 km in altri modi che con un'auto a noleggio. 
L'autostrada (n° 180) è la via obbligata. Talmente dritta che il volante diventa un opzione da usare solo per qualche cambio di carreggiata. Limite 110 fisso e rispettato visto che non siamo di qua, un pedaggio da pagare contanti, un posto di blocco tra le due regioni (Quintana Roo e Yucatan), giungla perenne a destra e sinistra ed un'ora in meno di fuso orario (da prendere in considerazione per non arrivare in hotel con troppo anticipo). Ah, dimenticavo, 35° fissi con oltre 85% di umidità.

Abbiamo scelto di alloggiare al "Real Hispano", di recente apertura e centralissimo a due passi dal parco che è l'anima centrale di Valladolid.

Il tempo pare si sia fermato all'epoca coloniale intorno al parco principale "Francisco Canton Rosado" e lungo le stradine colorate del centro.
Siamo già spaesati da questo ma le sorprese colorate non finiscono qui.












Per immergersi ancora meglio nel contesto locale, una cosa su tutte è quella di sedersi a mangiare al Bazar Municipal

Se siete schizzinosi, siete nel viaggio sbagliato. Se non lo siete, date un'occhiata nel retro delle botteghe che riempiono il bazar e che propongono tutte della cucina locale a prezzi da bancarella.
Ma come si dice : "Paese che vai..."




Sbrigata questa pratica folkloristica, il fuso orario ci domanda un pò di riposo. Certo, le tortillas non aiutano di sicuro a mantenersi agili.

Il resto della giornata passa tranquillamente... domani sarà una lunga giornata.
E poi tira pure un'aria a 32°... 






Secondo giorno > Valladolid, Chichen Itza e dintorni

Se c'è una cosa che abbiamo imparato è che qui puoi pianificare tutte le tabelle orarie del mondo, ma troverai sempre un modo per cambiarle. 

Per esempio : se vai a far colazione ed arrivi 2 minuti prima dell'apertura del servizio perché hai fretta, tranquillo, ti serviranno sempre con una lentezza che credo faccia parte del loro DNA. 

Il problema è che abbiamo un'oretta di rettilineo da fare per raggiungere il sito archeologico di Chichen Itza. Quindi vorremmo arrivare prima che il sole sia alla verticale. 

Dopodiché bisogna trovare parcheggio (basta pagare 70 pesos ai diversi posteggiatori che troverete lungo la strada), scarpinare per 10 minuti davanti una fila di venditori di souvenir, fare la fila per il biglietto (un biglietto "salta la coda" costa quasi il triplo e comunque bisogna fare la fila per ritirarlo in cassa), pagare un obolo per poter entrare con una qualsiasi telecamera (valli a capire), passare in un viale ornato ancora di bancarelle e finalmente ci si gode uno spettacolo unico. Le bancarelle, invece le troverete ovunque distribuite uniformemente su tutto il sito.


Ma concentriamoci sullo spettacolo. Per la storia e per i puristi della cultura, mi sento obbligato di spedirvi su Wikipedia, altrimenti non mi basterebbero 6 pagine di scrittura. 

Se c'è un sito Maya da fare, nessuna esitazione. Il sito è Chichen Itza. 




Crema solare, acqua e cappellino sono il minimo della sopravvivenza a 30° all'ombra. Meno male che c'è qualche nuvola ad aiutarci.

E comunque, un sito come questo merita anche di ustionarsi. E di provare a tornarci per vivere un evento particolare che vi racconterò domani.








Prevedete almeno 2 ore e mezza per una visita non guidata e pregate affinché nel cielo ci sia qualche nuvola. Fortunatamente ci sono anche delle frequenti zone d'ombra da condividere con i soliti venditori ambulanti.
PS : Sono abbastanza simpatici, non troppo invasivi e vi invito a contrattare sempre il prezzo (a volte partono dal doppio) prima di pagare. Questo anche se i costi sono relativamente bassi. Alla fine qualcosa di carino da portare a casa si trova sempre. Ed ovunque andrete troverete spesso le stesse cose. 
A voi la scelta


Uscendo da Chichen Itza si va via con la prova tangibile che su Terra c'è sicuramente stata una forma di vita intelligente. Purtroppo, alla vista di quello che succede ai nostri giorni (marzo 2022) abbiamo la prova che si è definitivamente estinta. 

Ma torniamo su terra. 

Sulla strada del ritorno verso Valladolid, non potere mancare l'occasione di provare l'esperienza di tuffarvi in un cenote. Soprattutto dopo la "botta" di caldo a cui sarete sopravvissuti.

Cenote sta per grotta calcarea dove confluisce l'acqua dolce formando un lago. Ne troverete di svariate forme e dimensioni. Quello cha accomuna la stragrande maggioranza di loro è che sono tutti a pagamento ed alcuni probabilmente abbastanza affollati. Troverete servizi igienici più o meno puliti, spogliatoi, armadietti e giubotti di salvataggio bagnati.
Se pensate di trovarci calma e silenzio come meriterebbe un luogo considerato sacro e spirituale... niente, pensate al fresco che ci troverete.

Però ce ne sono circa 8'000 in Messico... magari uno più calmo si trova.

Per il resto è uno spettacolo della natura. Il primo visitato è quello di Ik Kil







Ovviamente dopo il bagno, viene fame. Facendo la strada del ritorno, nel piccolo agglomerato di Cuncunul troviamo IL "restaurant" che fa per noi.

La Tia (la zia) de Cuncunul, dove entrando, ci siamo un attimino sentiti  osservati... però ben accolti. 
Non abbiamo capito cosa abbiamo ordinato ma comunque alla fine abbiamo mangiato in un'ambiente locale, "spaesante" e ce ne siamo andati soddisfatti. 





In serata a Valladolid, nella piazza principale, c'era qualcosa che assomigliava ad una festa del solstizio (21 marzo). Un bel bagno nei colori locali al quale abbiamo avuto la fortuna di poter partecipare.






La giornata è stata intensa, domani sarà quasi peggio. Buenas noche Amigos.

Terzo giorno > Ek Balam, Oxman e Chichen Itza

Credo sia proprio una caratteristica del luogo. 
Quando dicono che il servizio colazione comincia alle 7, vuol dire che alle 7 del mattino cominciano ad accendere i fornelli. Il caffé, o quello che dovrebbe essere, arriva dopo 20 min. 
Quindi inutile stressare, neanche oggi riusciremo a partire prima delle 8.

L'obiettivo è quello di arrivare al sito archeologico di Ek Balam prima che il sole cominci a martellare.
Scordatevi anche quello. Alle 9 ho già dato la prima mano di crema solare.

Ma veniamo al sito : 
Niente a che vedere con Chichen Itza, ma questo si sapeva. 

Niente bancarelle, niente posteggi a pagamento (lasciate la mancia al posteggiatore), niente code per i biglietti e niente pullman stracolmi per tour organizzati. Ma resta la possibilità di arrampicarsi in cima alle piramidi per godersi lo spettacolo a 360° e capire che siete in mezzo al nulla assoluto.




E visto in numero di scalini e la loro pendenza, una volta arrivati in cima potete pure prendervi la soddisfazione di girarvi e saltare come Rocky. A condizione di farli senza fermarvi a riprendere fiato.

Un'oretta e mezza basta ed avanza per girarlo senza stress. Ma ne vale la pena. Per il resto c'è Wikipedia.





Durante i trasferimenti, per rompere la monotonie degli interminabili rettilinei, fermatevi ogni tanto in uno di quei "Poblados" annunciati dagli immancabili dossi in entrata ed in uscita. 
Nota : il dosso per ridurre la velocità diventerà il vostro più fedele amico di viaggio. Basta che passiate il primo un pò troppo velocemente ed il secondo lo farete senza dubbio alla giusta velocità. 
 
Fermarsi a Temozon, un è stato un pretesto per assaggiare un ghiacciolo artigianale (paletas) alla frutta preso in quello che doveva essere la zona commerciale del centro. Lenta atmosfera messicana garantita. 
Nota : anche la lentezza in tutto quello che chiederete farà parte del vostro gruppo di viaggio. Qui il tempo non si è solamente fermato... È come se non fosse mai partito... 



La cosa bella, qui nello Yucatan, è che c'è sempre un cenote a portata di mano per darsi una bella rinfrescata e riuscire belli pimpanti pronti per una nuova avventura.

Scegliamo quello di San Lorenzo Oxman, a 15 minuti dal centro di Tulum. Stesso sistema del precedente ma un pò meno gente. Come nell'altro, si ha la possibilità di tuffarsi da una piattaforma (con opzione "liana" per sentirsi un po' Wild). 





Il bello deve ancora venire. Ripartiamo per Chichen Itza, per una visita-spettacolo in notturna. Comprensiva di qualche zanzara omaggio (l'unica cosa che non si paga e che non chiede la "propina" > la mancia) ma che offre l'esperienza unica in un'atmosfera magica (lo so, l'espressione può sembrare banale ma sarete pienamente soddisfatti).

Lo spettacolo di luci sulla piramide di Kukulkan, una delle 7 meraviglie al mondo, vale bene qualche puntura di zanzara. Ed In più, le stelle sembrano veramente più vicine. Ah, durante lo spettacolo è vietato filmare o fotografare.






Non ci rimane che farci l'interminabile rettilineo in senso opposto, tenendo conto che l'illuminazione stradale è quasi inesistente e che non bisogna dimenticarsi dei dossi.

Quarto giorno : Da Valladolid a Tulum

Con calma ma non troppo. Abbiamo ancora qualche ora da passare a Valladolid e ne approfittiamo per gironzolare per le vie colorate fino al convento di San Bernardino di Siena con annessa piazza molto curata. Lentamente, ma ben curata. 








Lasciamo la camera, superiamo un altro livello nel Tetris del bagagliaio, onde evitare di lasciare roba in bella vista qualora dovessimo lasciar l'auto in un parking pubblico e non ci resta che scegliere un cenote in cui bagnarci prima di tracciare l'ennesimo rettilineo fino a Tulum, prossima destinazione.

Il premio della migliore scelta del cenote questa volta va a mia figlia. Anche se è un po' fuori mano rispetto alla retta passante tra Valladolid e Tulum, il cenote "secreto Maya", al quale se potessi darei 7 stelle tripadvisor, mi ha ha dato la prova che non tutti i cenote sono affollati e incasinati.

Anzi... ad occhio e croce eravamo in otto al picco dell'affluenza e, cosa più straordinaria, per una buona mezz'ora l'avevamo tutto per noi !

Questo cenote che si trova, direi, in mezzo al nulla, propone anche tre mini-alloggi, un ristorante e ben altro ancora. Se il paradiso esiste, l'ingresso sarà qui, da qualche parte. Poi sono arrivati 4 francesi ed ho lasciato ogni speranza (dai, scherzo...).






Lasciato a malincuore, ma pienamente soddisfatti, questo "cerchio" di paradiso, non ci resta che tirare un'altra riga fino a Tulum. Si cambia regione e fuso orario. Quintana Roo, più festivo e balneare. Vedremo domani cosa ci riserva. 

Dal quinto al settimo giorno : Tulum

Effettivamente cambiando regione si cambia anche atmosfera. Siamo vicini al mare e si sente. Si respira un'aria diversa e qui ti fanno pagare pure quella. 


Ho l'impressione che qui è tutto un pretesto per far soldi, solo che i soldi sono i tuoi. Anche i posteggi gratuiti sono a pagamento. Oddio, i posteggiatori abusivi in Italia li conosciamo già... ma non a 5€ a colpo. 
Ed è anche molto raro che i prezzi dei drink siano esposti, senza contare la mancia "automatica" che si aggiungono. 

Però ogni tanto fortunatamente arriva qualche nota positiva. E poi, se siamo arrivati fino a qua non è per farci scrupoli per qualche migliaio di pesos in più o in meno. Ma ci tenevo a dirlo... quindi "tutto il mondo è paese".

A Tulum alloggiamo in bel appartamento dotato di ogni confort, in un condominio / residence trovato su Airbnb. Uno di quei complessi con accesso privato, piscina privata sul tetto, concierge a disposizione, palestra, ristorante, ecc. 


Ce ne sono tanti, qui, di questi residence, e tanti altri sono in costruzione. Un ottimo compromesso se volete evitare i più costosi resort "all inclusive" (anche se ho pagato di tutto, alla fine ho speso sempre meno...) con molto meno tranquillità.

Cominciamo la nostra parte balneare dalla spiaggia pubblica. In realtà, la spiaggia è veramente pubblica ma ci sono diversi lidi attrezzati dove basta consumare qualche drink per avere diritto al lettino "GRA-TIS". 

Altra sorpresa, le alghe... dopo un giorno di mare agitato, la battigia si ritrova ricoperta di alghe che dei poveri cristi spalano, lentamente, tutto il giorno sotto un sole cocente.

Effetto dei cambiamenti climatici ? Boh ? 

Comunque, venendo al sodo i nostri primi due giorni a Tulum si sono riassunti così : lettino doppio con materasso all'ombra delle palme, escursione in barca, nuotata con le manta Ray, selfie con le tartarughe, fiesta con gli iguana, visita alle rovine Maya (le uniche sul mare), passeggiata serale in centro o a Tulum Beach con contorno di margaritas, cerveza, tacos, nachos e guacamole a gogò. 





















Per il terzo giorno, gita mattutina alla playa di Akumal, che in lingua maya significa "luogo delle tartarughe", dove si può nuotare con quest'ultime ed anche con qualche manta. Il tutto, ovviamente, pagando. 

Qui si paga anche l'accesso alla spiaggia, la sdraio, l'ombrellone, la gita in barca ed anche per nuotare oltre le boe che delimitano l'accesso al reef.

Ma siccome ieri a Tulum le tartarughe e le mante avevo smesso di contarle, non mi andava di pagare nuovamente per trovarmi in mezzo ad un esercito di giubotti di salvataggio che sbattono le pinne in tutti i sensi non appena vedono un'acciuga.

Allora, visto che gli unici a non rispettare i confini sono gli animali, basta spostarsi di 300 metri dalla zona segnalata, per ritrovarsi in tre sopra un reef, certo più piccolo di quello a pagamento, ma dove si nuota ugualmente (e facilmente) naso a naso con le tartarughe, con le mante e ben altro ancora. 

Mancano gli iguana, ma al loro posto si trova una "ciurma" di pellicani.








Fortunatamente c'è anche un'Akumal più autentica, più colorata dove si mangia abbondantemente per 10€ a testa insieme alla popolazione locale. 

Ceviche mixto, pescado frito, cervesa serviti col sorriso da "El Chucky". Colori locali garantiti.




Pancia riempita anche da un mango speziato, di cui non immaginavo neanche l'esistenza e linea dritta fino per l'ultima dose di guacamole e margarita qui a Tulum.



Domani Playa del Carmen da scoprire.

Dall’ottavo al decimo  giorno : Playa del Carmen

La solita retta via ci congiunge, questa volta, con Playa de Carmen dove alloggeremo all’Antara Hotel & Residence, trovato su Hotels.com, ed in pieno centro con parking gratuito. 

La Quinta Avenida, niente a che vedere con la Quinta di NY, si trova 50 metri ed è lì che si trova e troverà tutta la movida cittadina. 

La spiaggia pubblica si trova ad appena due isolati di distanza. Ma non è il massimo… le alghe hanno formato una barriera scoraggiante e bisognerebbe spostarsi a Playacar per sperar di trovare meglio. 

Per il momento ci accontentiamo del centro che è diverso sia da Valladolid che da Tulum. Ci sono i negozi di buona parte delle grandi marche internazionali insieme ad una miriade di negozi di souvenir, di ristoranti e di baracchini che cercano di venderti tutta sorta di escursioni. 

Come quella che abbiamo previsto per domani sull’isola di Cozumel (20 min di ferry dal centro). 

Per il pranzo, solita bottega nel mercato popolare. Comincia seriamente a mancarmi la pasta… anche se il cibo non è malvagio. 
Mangiamo abbondantemente e niente male con meno di 20€ in quattro.

Aspettando domani per la playa, ci accontentiamo della piscina dell’hotel, di una lunga passeggiata sulla Quinta Avenida con tanto di movida serale. 
Una cosa è chiara : confermo la diversità totale con Tulum e Valladolid. 

Il folklore del pomeriggio lascia piano piano il posto alla movida scatenata.

Troviamo un ristorante italiano che fa una pasta potabile e poi anche noi giù di margarita e di musica a palla.









Ultimo giorno "pieno" di vacanza. 

Sveglia alle 6:30 perché abbiamo previsto di imbarcarci per l'isola di Cozumel che dista circa 30 minuti di traghetto dal centro di Playa del Carmen. 

Biglietti comprati la sera prima al terminal e Jeep Wrangler noleggiata a 75€ per 12 ore. Questo perché il giro dell'isola fa, ad occhio e croce 60 km e la vedo male di farlo in trasporti collettivi.

C'è da dire che, tra la foto della Jeep che ci ha proposto l'agenzia "FUN" e la realtà c'è, pero', un mondo di differenza. 
Infatti, quella che ci hanno dato, come minimo, era stata immatricolata all'epoca dei Maya e l'unica cosa in ordine che aveva era... niente... non aveva niente in ordine. Forse solo il colore.

Quindi, se dovere noleggiare un auto a Cozumel (o su un'altra isola) fatelo tramite Rentalcars.com. Sennò vuol dire che vi piace l'avventura e la guida molto "vintage".



Vabbè, lasciamo perdere... Cozumel ha una grande piazza, delle viuzze perpendicolari ed una strada che gira intorno a mezza isola per poi collegare diametralmente le due coste. Da una parte, quella opposta al porticciolo, ci sarebbero le spiagge caraibiche. Dall'altra il reef dove fare snorkeling. 

Dico ci sarebbero perché il mare era talmente agitato dal vento con contorno di alghe, che abbiamo concentrato la nostra giornata sul reef, in due lidi diversi.

La formula "sdraio ed ombrellone gratis se consumi al bar" funziona a meraviglia. Doccia e servizi completi. Anche corsi di snorkeling per sfigati.

Acqua cristallina, pesci colorati e non, ma niente tartarughe per questa volta.
Scottatura garantita.








Torniamo in camera leggermente spaesati e col rumore del motore della Jeep ancora nelle orecchie per un'altra passeggiata sullo strip di Playa del Carmen che risente del fatto che sia lunedì.




E per il Mexico è tutto. Domani si chiudono le valigie e si torna a casa.
Ci aspettano 17 ore di viaggio ed un fuso orario al contrario da smaltire.

Diamo un ultimo sguardo alla spiaggia di Cancun... il mare è ancora agitato e ci toglie la soddisfazione di fare un'altra foto "da cartolina". 

Vuol dire che bisognerà tornarci... anche perché, devo dire che la penisola dello Yucatan, per quel poco che abbiamo potuto vedere, ci ha sorpreso positivamente. Senza dubbio, la metteremo della lunga lista dei viaggi "da rifare".



L'ultimo saluto all'iguana di turno, l'ultima mancia al posteggiatore, check-in ed ultima margarita al lounge dell'aeroporto.

Adios Amigos. Hasta siempre !


Commenti

Unknown ha detto…
Bellissimo tutto e bravissimo Paolo per le descrizioni sui luoghi e foto! Complimenti!!
Anonimo ha detto…
Bravo Paolo sapevo che ti saresti trovato bene,poiché anche io ho fatto più’ o meno lo stesso percorso, solamente che io ho potuto fermarmi più tempo , un consiglio invece della jeep potevi noleggiare lo scooter ciao e auguri di bei altri viaggi Alberto e Ivana
Paolo Giocondo ha detto…
Grazie per il commento !!! Abbiamo affittato una jeep perché eravamo in 4 ;-) Comunque, mi piacerebbe tornarci e rimanere qualche giorno in più ! A presto !

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